Corriere della Sera - La Lettura

Deaver ama Cechov (ma il cattivo è russo)

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Nel nuovo romanzo di Jeffery Deaver (dal bel titolo, Il taglio di Dio), il più cattivo di tutti è un insaziabil­e mangiatore di carne, aglio e cipolla; un forte consumator­e di dopobarba (per mascherare, penso, gli effetti sull’alito della sua dieta); un patito di western (John Ford, Sergio Leone, ma il suo preferito è Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah); una specie di crociato della causa dei diamanti (li considera «il cuore della terra» e l’uso di tagliarli per ricavarne gioielli è, ai suoi occhi, come «violentarl­i o ucciderli»). Ma, soprattutt­o, il più cattivo del nuovo Deaver è russo. E non è il solo: molti cattivi dei film e dei romanzi di ora sono russi. Fino a qualche tempo fa (fino al 1989 a essere esatti), i russi nelle spy-story e nei thriller erano cattivi perché erano comunisti. Una delle tante conseguenz­e della Guerra fredda. Ma oggi? Perché continuano a esserci tanti cattivi russi nei film, nei romanzi e nelle serie? Perché sono stati comunisti? Perché la Guerra fredda non è in realtà ancora finita? Oppure è una questione di Dna, un fatto genetico e non politico e storico? I russi sarebbero malvagi in quanto tali. Possibile che non ci siano popoli più sanguinari del popolo russo? Amnesty Internatio­nal dovrebbe fare qualcosa in questo senso. Preoccupaz­ioni slavofile a parte, Jeffery Deaver ha scritto, come al solito, un thriller a cui non manca nulla. Da profession­ista della narrativa qual è, Deaver rispetta sempre la fondamenta­le legge formulata da Cechov: se nella prima scena di una storia, c’è un fucile appeso alla parete, questo fucile dovrà sparare nell’ultimo atto. Tutto quello che Deaver nomina nei suoi romanzi si rivelerà alla fine utile. Se posso fare una critica, lo scrittore forse esagera in questo suo sforzo di far tornare sempre tutti i conti. Ogni tanto si potrebbe mettere un fucile all’inizio e non farlo sparare alla fine. Magari, inserire tra i personaggi un russo buono. Sarebbero due formidabil­i colpi di scena.

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Jeffery Deaver (Glen Ellyn, Illinois, 1950)

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