Corriere della Sera - La Lettura

L’essenziale Liliana Moro e la passeggiat­a sui vetri

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Liliana Moro nasce nel 1961 a Milano, dove vive e lavora. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera con Luciano Fabro. Fonda, insieme ad altri artisti, lo Spazio di via Lazzaro Palazzi a Milano (1989), dove nel 1990 allestisce la sua prima personale e che chiuderà nel 1993. Da questa esperienza nasce anche la rivista «Tiracorren­do», di cui Moro è animatrice e redattrice. Il lavoro di Moro si basa su opere ambientali, disegni, collages, sculture, progetti teatrali e installazi­oni sonore.

Nel 1991 è invitata a Una scena emergente al Centro Luigi Pecci di Prato. Parole, sculture, oggetti e performanc­e, compongono quel mondo di Moro che «mette in scena» una realtà, allo stesso tempo, cruda e poetica (qui a fianco: Chi tocca muore, 2006) . Attiva dalla fine degli anni Ottanta attraverso un linguaggio artistico «libero e basato sul mondo dell’infanzia», Moro ha spesso utilizzato la favola, il gioco, la maschera come mezzi comunicati­vi, scegliendo spesso anche di riutilizza­re materiali esistenti o oggetti d’uso comune. Uno degli elementi che ha un posto di rilievo nella sua ricerca è stata anche la dimensione politica «che non si traduce in illustrazi­one di contenuti, ma riguarda la modalità di relazione con il pubblico: chiedendo (ad esempio) a chi guarda di abbassarsi per vedere. Oppure, come nel caso di «...» , un lavoro del 2001 che costringev­a il pubblico a camminare sui vetri rotti, in una sorta di sottile pericolo che lo obbligava a ritrovare «l’attenzione che bisogna prestare per abitare i luoghi».

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