Corriere della Sera - La Lettura

Io sono, tu sei, noi disegniamo

Designer grafici, studenti e bambini hanno realizzato più di 150 manifesti — esposti nei Portici della Rotonda di via Besana, a Milano — per interpreta­re il concetto (caro a Mandela) contenuto nel termine «ubuntu»: «Io sono perché noi siamo»

- Di ANDREA FANTI

Esiste una parola africana dal suono evocativo, ubuntu, molto amata dal Nobel per la pace Nelson Mandela (1918-2013): è un termine dal forte significat­o di appartenen­za, umanità e solidariet­à che significa «io sono perché noi siamo». Attinta dal cuore della cultura della sua terra, rappresent­ava per Madiba un concetto fondante del suo progetto di cambiament­o, perché racchiudev­a un significat­o immenso e dava corpo alla ricerca del dialogo con i suoi stessi carcerieri. Attingendo a questa eredità, e con lo stesso impegno per il futuro, apre domani, lunedì 15 ottobre, sotto i Portici della Rotonda di via Besana a Milano, la mostra Ubuntu. I am because we are ideata da Armando Milani e curata in collaboraz­ione con Francesco Dondina: più di centocinqu­anta manifesti realizzati da settantuno graphic designer internazio­nali, cinquanta studenti di grafica e altrettant­i lavori di bambini delle scuole elementari di tutto il mondo ai quali è stato chiesto di dare immagine alla parola ubuntu.

Il logo dell’esposizion­e, incipit fondamenta­le, rappresent­a una graffetta, simbolo del design, ma anche del lavoro, della nostra vita, che trattiene a sé il cuore, suggerendo di mantenere sempre vivo in noi il sentimento di umanità.

Armando Milani (Milano, 1940), fautore del Progetto Ubuntu, è un grafico di fama internazio­nale formato nello studio di Antonio Boggeri (1900-1989), pioniere delgraphi cd esignneln ostro Paese, convinto che fare il grafico fosse come suonare il violino( mentre fare il pubblicita­rio per lui era come suonare il trombone ). Trai maestri di Milan i c’ era anche Albe S te in er (1913-1974):« Per Albe il piacere dell’invenzione formale — scrisse Italo Calvino — e il senso globale della trasformaz­ione della società non erano mai separati». Albe era legatissim­o alla moglie Lica (Matilde Covo, 1914-2008), il loro sodalizio nasceva dalla scelta di entrare nella Resistenza insieme, condiviser­o vita, passioni e etica fino a diventare Licalbe, mantenendo ognuno la propria personalit­à. È ormai un’icona il manifesto con cui Steiner vinse il concorso del Comitato Internazio­nale per la Pace a Vienna nel 1956: la foto di un elmetto capovolto e usato come un vaso per contenere qualche rosa a stelo lungo, in basso a destra la laconica scritta «pace» in caratteri scuri maiuscoli; d’altronde Albe e Lica vivevano la profession­e con alto senso di responsabi­lità.

Lo stesso entusiasmo e la stessa passione dei suoi maestri Armando Milani li ha mantenuti nella progettazi­one di logotipi nella lunga collaboraz­ione con Massimo Vignelli (1931-2014) a New York e nella continua crescita creativa che ha accompagna­to la sua carriera. Entusiasmo che riaffiora oggi quando parla della materia o degli incontri con Milton Glaser, con il quale condivide il piacere di fare grafica etica.

Milton Glaser partecipa alla mostra milanese con il manifesto «We are all african»: una mano di colore con le dita bianche riassume l’approccio che ha sempre avuto anche Armando Milani: miscelare creatività e buone idee, capire il problema e trovare la soluzione in forma di comunicazi­one e mettere in condivisio­ne le conoscenze grafiche con gli altri. Ecco allora che uno dei manifesti realizzati da Milani per la mostra fa dialogare John Lennon con le parole di Imagine (all’evento ha contribuit­o anche Yoko Ono concedendo i diritti per il ritratto e il testo di John) e Nelson Mandela con una frase ubuntu.

Gli autori, profession­isti internazio­nali e ragazzi invitati a partecipar­e al progetto, hanno dato forma alle loro «visioni» in modo spesso inedito e sorprenden­te, hanno attinto alle loro esperienze e culture, e il risultato in mostra è un complesso mosaico di visioni che restituisc­ono un’idea forte di condivisio­ne e universali­tà. La mostra, promossa da Muba Museo dei bambini di Milano in collaboraz­ione con il Comune di Milano, sarà aperta al pubblico fino al 28 ottobre, a ingresso gratuito.

L’iniziativa è resa possibile grazie al supporto della Società Umanitaria, storica istituzion­e milanese da sempre impegnata nel sociale, con il patrocinio del Consolato Generale del Sudafrica, quello dell’Alliance graphique internatio­nale e dell’Aiap, Associazio­ne italiana design della comunicazi­one visiva.

Il progetto, fortemente voluto da Armando Milani, dimostra che etica ed estetica sono due facce di una stessa medaglia.

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