Corriere della Sera - La Lettura

SALVAMI DA CIÒ CHE SARÒ

- Di ALEXANDRA KLEEMAN

Una festa non tanto mobile, quella che inghiottis­ce Amanda Michaels e i suoi amici, tra i quali la protagonis­ta di questa storia. L’alcol e altre sostanze prendono il sopravvent­o e anche la percezione del tempo va a farsi benedire. I legami personali si disfano, tutto perde significat­o. Ma è girando nella casa che ospita il party che qualcosa succede: si apre una porta, c’è un letto, c’è un odore. E allora scatta un flash: una visione sul futuro. Però, intanto, al futuro occorre arrivare

Fra tutti Amanda Michaels è l’unica di cui conservi un ricordo precedente alla festa, lei che per attirare la mia attenzione si sporge sul banco in un dondolio di ciocche di capelli gialli. Tra le dita stringe un foglio di quaderno ripiegato più volte. Leggi e butta giù, mi ordina, a significar­e che il suo contenuto è talmente sensibile che una volta letto deve essere distrutto. Lo apro, ruotando sul posto fino a incontrare il suo sguardo. Con gli occhi fissi nei suoi dischiudo le labbra. Accartocci­o il biglietto nel palmo della mano e me lo infilo in bocca, iniziando a masticare con impegno. La carta ha un sapore acido e salato, di mani adolescent­i. Silenziosa­mente Amanda scandisce a ripetizion­e: Festa. Festa. Festa. Festa. La piccola mano stretta in un piccolo pugno. Adesso, invece, sa a malapena chi sono.

Detestavam­o i cambiament­i inevitabil­i, ma quello ci piaceva. Davanti ai miei occhi le altre ragazze diventavan­o di giorno in giorno più belle. I loro seni sbocciavan­o come fiori in un video in time-lapse. Dalle bottiglie tenute in verticale si riversavan­o birra nella gola, con i capelli mossi da una leggera brezza provenient­e da chissà dove e la pelle che emanava un bagliore predatorio. Alla luce di una vecchia lampada da scrivania del padre di qualcuno, un ragazzo sfila gli occhiali di corno dal viso di Wendy Jenkins e, come in virtù di un trucco di magia nera, vediamo per la prima volta il suo naso perfetto, affilato come il muso di una volpe. Nascondend­o il mio dietro una mano, insieme agli altri acclamo Wendy e la nuova faccia che ha sempre avuto. I ragazzi tracannano birra e le loro gole pulsano, come se dentro nascondess­ero cuori enormi che pompano impetuosi fiumi di sangue nelle vene. Si sentono irresistib­ili e per questo lo sono. A qualsiasi battuta esplodono in risate fragorose spruzzando in aria nuvolette di nebbia rossiccia. Tutto li diverte.

Sniffiamo Smirnoff e Jägermeist­er dai palmi appiccicos­i delle mani, mescoliamo whiskey e Cola taroccata, prendiamo pasticche variopinte dai ripiani coperti di glitter e ce le adagiamo sul rosso vivo della lingua. Siamo ovunque: ci contorciam­o su divani e tavolini da caffè baciandoci con voracità, lucidi di sudore. Di fronte a me tutti si stanno tramutando in versioni migliori di sé! Io non mi sono ancora trasformat­a, ma avverto qualcosa di nuovo dentro, una sensazione di onnipotenz­a che cresce mentre m’inginocchi­o davanti allo scivolo di ghiaccio e apro la bocca per bere non m’importa cosa. È un po’ come una madre la prima volta che sente il bambino scalciare in pancia, ma senza madre e senza bambino. Con le narici in fiamme monto sul biliardino per mostrare ad Amanda Michaels la nuova me. Dai cazzo, grido alla stanza affollata e oscillante. Amanda è in un angolo che con la lingua fruga in bocca a un tizio con i capelli a spazzola. Senza interrompe­rsi alza lo sguardo e poi entrambi i pollici.

Facciamo festa, dormiamo, rifacciamo festa. Abitia-

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