Corriere della Sera - La Lettura
SALVAMI DA CIÒ CHE SARÒ
Una festa non tanto mobile, quella che inghiottisce Amanda Michaels e i suoi amici, tra i quali la protagonista di questa storia. L’alcol e altre sostanze prendono il sopravvento e anche la percezione del tempo va a farsi benedire. I legami personali si disfano, tutto perde significato. Ma è girando nella casa che ospita il party che qualcosa succede: si apre una porta, c’è un letto, c’è un odore. E allora scatta un flash: una visione sul futuro. Però, intanto, al futuro occorre arrivare
Fra tutti Amanda Michaels è l’unica di cui conservi un ricordo precedente alla festa, lei che per attirare la mia attenzione si sporge sul banco in un dondolio di ciocche di capelli gialli. Tra le dita stringe un foglio di quaderno ripiegato più volte. Leggi e butta giù, mi ordina, a significare che il suo contenuto è talmente sensibile che una volta letto deve essere distrutto. Lo apro, ruotando sul posto fino a incontrare il suo sguardo. Con gli occhi fissi nei suoi dischiudo le labbra. Accartoccio il biglietto nel palmo della mano e me lo infilo in bocca, iniziando a masticare con impegno. La carta ha un sapore acido e salato, di mani adolescenti. Silenziosamente Amanda scandisce a ripetizione: Festa. Festa. Festa. Festa. La piccola mano stretta in un piccolo pugno. Adesso, invece, sa a malapena chi sono.
Detestavamo i cambiamenti inevitabili, ma quello ci piaceva. Davanti ai miei occhi le altre ragazze diventavano di giorno in giorno più belle. I loro seni sbocciavano come fiori in un video in time-lapse. Dalle bottiglie tenute in verticale si riversavano birra nella gola, con i capelli mossi da una leggera brezza proveniente da chissà dove e la pelle che emanava un bagliore predatorio. Alla luce di una vecchia lampada da scrivania del padre di qualcuno, un ragazzo sfila gli occhiali di corno dal viso di Wendy Jenkins e, come in virtù di un trucco di magia nera, vediamo per la prima volta il suo naso perfetto, affilato come il muso di una volpe. Nascondendo il mio dietro una mano, insieme agli altri acclamo Wendy e la nuova faccia che ha sempre avuto. I ragazzi tracannano birra e le loro gole pulsano, come se dentro nascondessero cuori enormi che pompano impetuosi fiumi di sangue nelle vene. Si sentono irresistibili e per questo lo sono. A qualsiasi battuta esplodono in risate fragorose spruzzando in aria nuvolette di nebbia rossiccia. Tutto li diverte.
Sniffiamo Smirnoff e Jägermeister dai palmi appiccicosi delle mani, mescoliamo whiskey e Cola taroccata, prendiamo pasticche variopinte dai ripiani coperti di glitter e ce le adagiamo sul rosso vivo della lingua. Siamo ovunque: ci contorciamo su divani e tavolini da caffè baciandoci con voracità, lucidi di sudore. Di fronte a me tutti si stanno tramutando in versioni migliori di sé! Io non mi sono ancora trasformata, ma avverto qualcosa di nuovo dentro, una sensazione di onnipotenza che cresce mentre m’inginocchio davanti allo scivolo di ghiaccio e apro la bocca per bere non m’importa cosa. È un po’ come una madre la prima volta che sente il bambino scalciare in pancia, ma senza madre e senza bambino. Con le narici in fiamme monto sul biliardino per mostrare ad Amanda Michaels la nuova me. Dai cazzo, grido alla stanza affollata e oscillante. Amanda è in un angolo che con la lingua fruga in bocca a un tizio con i capelli a spazzola. Senza interrompersi alza lo sguardo e poi entrambi i pollici.
Facciamo festa, dormiamo, rifacciamo festa. Abitia-