Corriere della Sera - La Lettura

«Ho il compito di tenere viva la memoria dei miei cari»

- EMILIA COSTANTINI

«Uno strano destino: nella mia vita ho il compito di mantenere viva la memoria dei miei cari». L’attrice Carolina Rosi è orfana di Francesco Rosi e vedova di Luca De Filippo: un grande regista di cinema e un grande attore di teatro. «Sono scomparsi lo stesso anno a pochi mesi di distanza: Francesco Rosi il 10 gennaio 2015, Luca il 27 novembre. Ma non basta: nello stesso anno è morta anche mia zia Krizia». Davvero uno strano destino, che tuttavia Carolina, 52 anni, non subisce passivamen­te: «Ho dovuto e voluto prendere in mano la situazione, proseguire e onorare il lavoro costruito in tanti anni con la Compagnia di Luca. Un impegno da neo-impresaria dettato dalla volontà di rendere viva la memoria di ciò che lui aveva creato con i suoi attori».

Questi fantasmi! è il capolavoro di Eduardo De Filippo in scena al Teatro Argentina di Roma dal 18 dicembre con Carolina Rosi e Gianfelice Imparato protagonis­ti, per la regia di Marco Tullio Giordana. «Procediamo nel repertorio eduardiano, assolvendo al compito di mantenere presente il ricordo anche del grande drammaturg­o napoletano: non è poi così scontato che tutti conoscano le sue opere. Rammento quella volta che, insieme a Luca, ci trovammo a Napoli in mezzo a un gruppo di ragazzi e venne fuori, non so perché, il nome di Eduardo. Uno di loro sgranò gli occhi e chiese: “Chi è? ’Nu calciatore?”».

L’ultima commedia recitata da Carolina insieme a Luca è stata Non ti pago: «Iniziò lo spettacolo, poi ebbe un malore, sospendemm­o le repliche. Pensavamo a una sospension­e temporanea e invece... Quando venne ricoverato, fu lui a insistere affinché riprendess­imo le rappresent­azioni. Io non volevo, ma Luca fu perentorio, dicendo che non dovevo rinunciare perché facevo benissimo la mia parte. Allora, salutandol­o, gli risposi scherzando: se mi fai tutti questi compliment­i, che non mi faceva mai, vuol dire che stai davvero male... Voleva essere una battuta spiritosa, ma purtroppo... Da allora ho assunto questo dovere, la sento come una missione».

Una missione che si inserisce in un quadro particolar­e: dopo la scomparsa, a marzo, di Luigi De Filippo, cugino di Luca, non esiste più un loro discendent­e in palcosceni­co. «Si è definitiva­mente estinta una dinastia di attori-autori, s’è conclusa una storia teatrale iniziata ai primi del Novecento. Per questo è nata la mostra, I

De Filippo, il mestiere in scena, che si è inaugurata il mese scorso a Castel dell’Ovo — spiega l’attrice —. L’intenzione è quella di raccontare una famiglia attraverso l’avvicendar­si di tre generazion­i che hanno calcato le scene del nostro Paese, e non solo». Un impegno analogo, Carolina lo sta svolgendo anche in memoria di Rosi: «Sto realizzand­o un ritratto di mio padre, un documentar­io che raccoglie immagini e testimonia­nze della sua opera, i film di impegno civile e sociale ma anche il suo rapporto con il teatro di Eduardo, al quale dedicò una trilogia di spettacoli da lui diretti: Napoli

milionaria, Le voci di dentro e Filumena Marturano ». Forse il teatro, rispetto al cinema, è più adatto a rinnovare la memoria: «Certo, perché non è legato all’immediata attualità, non tramonta mai — concorda Carolina —. Altrimenti non sarebbe possibile tramandare nei secoli i testi dei grandi autori, in una perenne trasformaz­ione dovuta alle interpreta­zioni di attori e registi. Come avviene ora nella rilettura di Questi fantasmi!».

Attrice, impresaria e soprattutt­o vestale della memoria: «Un ruolo che è nel Dna delle donne, perché hanno una sensibilit­à e capacità di resistenza negli affetti che gli uomini non hanno. Per questo ho accettato di presiedere un premio, La Pavoncella, che viene consegnato ogni anno a Sabaudia, dedicato alla creatività femminile. Le donne non dimentican­o: senza memoria del passato non si può creare nulla di nuovo».

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