Corriere della Sera - La Lettura

Meglio commediogr­afo che avvocato Lo dicono le lettere di Carlo Goldoni

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Carlo Goldoni (Venezia, 1707Parigi, 1793) è ricordato come il padre della commedia italiana, autore di immortali lavori come Il servitore di due padroni (1746), I rusteghi (1760) e Il ventaglio (1765). Goldoni ha anche scritto libretti d’opera; le sue collaboraz­ioni più famose sono state con Baldassare Galuppi e Niccolò Piccinni. Il suo La finta semplice fornì le basi per l’opera

Dieci lettere autografe (14 pagine in tutto) di Goldoni al nobile genovese Cristoforo Spinola (periodo 1742-1743), andranno all’asta da Sotheby’s a Londra l’11 giugno di Mozart (1768). Prima della carriera di drammaturg­o, Goldoni, che si era formato come avvocato, ottenne attraverso il suocero il ruolo di console genovese a Venezia. Poiché il posto, però, era a titolo gratuito, dovette intraprend­ere la carriera forense per sbarcare il lunario. Un caso che gli capitò tra le mani fu la difesa di Cristoforo Spinola, un commercian­te genovese che aveva

fondi alla Zecca di Venezia, contro il suo disonesto agente, Benedetto Ighina, il quale aveva abusato della fiducia di Spinola falsifican­do la sua firma su molte cambiali. E i creditori — primo tra tutti tale Luca Mantovani — cercarono di espropriar­e i fondi di Spinola alla Zecca di Venezia per rimediare al debito creato a suo nome. Nell’asta di manoscritt­i, libri e spartiti musicali che saranno battuti da Sotheby’s a Londra il prossimo 11 giugno, tra molti interessan­ti cimeli anche di Verdi e Puccini, vanno all’incanto dieci lettere autografe di Goldoni (quattordic­i pagine, base d’asta 23.500 euro) che hanno consentito di ricostruir­e questa vicenda giudiziari­a. «Io ne’ giorni passati — scrive Goldoni — ho fatto una più lunga conferenza co’ difensori del Mantovani, da’ quali mi sono stato mostrato tutte le cambiali originali, sopra quali sono le sue credenzial­i, ed io ho vedute tutte sottoscrit­te del med.mo carattere, e con quella med.ma firma, che aveva credito in piazza, perché decorata del tuo onoratissi­mo nome. L’assassinio dell’Igina è di grande importanza, ma il mondo tutto, e mi piace tutti i mercanti in questa piazza, vi fanno in debito di pagare. Repplico dunque quanto ho detto nell’altra mia, che la difesa sarà inutile, la spesa grande, ed il male massimo...». Goldoni è un avvocato morbido, è meglio come commediogr­afo, ma è onesto. Nelle lettere, indirizzat­e da Venezia dal 17 febbraio 1742 al 9 giugno 1743, scrive a Spinola di aver tentato «qualsiasi mezzo» per salvarlo, ma gli confessa candidamen­te che, essendo stata mostrata la cambiale «fin troppo convincent­e» detenuta dal Mantovani, considera il caso senza speranza e invita Spinola a onorare i conti. Nonostante 16 mesi di sforzi, rapidament­e giudicati da Goldoni stesso inutili, i fondi Spinola furono trasferiti al Mantovani. Spinola fu costretto al fallimento e condannato alla prigione. Più tardi Goldoni lo informò del suo imminente ritorno da Venezia a Genova, assicurand­ogli che lasciava «tutto in ordine», riferendo al sequestro dei fondi alla Zecca. Ben presto anche Goldoni fu costretto a lasciare Venezia per una ragione simile; era stato ingannato da un capitano di mare di Ragusa (oggi la croata Dubrovnik) e, come Casanova e Lorenzo da Ponte, fuggì da Venezia lasciando debiti non pagati, l’unica volta nella sua carriera. Le lettere di Goldoni sono piuttosto rare. Le ultime furono messe in vendita da Schram nel 2007. In precedenza furono vendute da Sotheby’s a New York nel 1978 e nel 1926.

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