Corriere della Sera - La Lettura
L’autore crea l’autore, che coppia
«La vita è un romanzo» è il nuovo pezzo di bravura di Guillaume Musso, il più letto in Francia durante il lockdown. Il gioco di incastri tra livelli diversi della finzione è quello che lo scrittore protagonista definisce una «sfida a Dio»
La vita è un romanzo, certo. Lo si era capito anche prima che Alice attraversasse lo specchio, fin da quando è piombata nel paese delle meraviglie attraverso la tana di un coniglio. E, proprio come a Lewis Carroll, le consuete dimensioni di spazio e tempo non bastano nemmeno a Guillaume Musso per costruire un buon thriller.
La vita è un romanzo, e lui ne intreccia subito due laddove parrebbe impossibile. Non quelle dei due protagonisti, sarebbe troppo facile. Ma quelle, normalmente separate da un foglio di carta o dallo schermo di un computer, dell’autore e dei suoi personaggi. Cominciando proprio dalla prima donna sulla scena, Flora Conway, anche lei romanziera di successo, insignita del Premio Kafka. E anche lei poco incline alle relazioni sociali, solitaria per scelta o per necessità.
Autore e protagonista sono fatti per intendersi, a tratti si detestano, ma non si stupiscono di dover saltare soltanto il fuso orario che separa Parigi e New York per trovarsi a condividere il tavolo di un bar o l’abitacolo di un’automobile, a discutere vivacemente i futuri sviluppi dell’intrigo.
Non importa se sia lo scrittore, l’acclamato Romain Ozorski, a entrare nel libro oppure se sia Flora a raggiungerlo nel mondo reale. Ognuno sembra conoscere il proprio posto, i propri limiti e prerogative. Ma è difficile capire chi muova davvero i fili del destino. Chi tessa la trama della storia e chi la viva. È «la storia dei personaggi che vengono a tormentare lo scrittore che gli ha dato vita: ne parla in tante interviste», rammenta Flora a Romain.
È fortunatamente più di questo, perché La vita è un romanzo prende le mosse da un genere di enigma non del tutto inedito nella letteratura poliziesca: un misfatto che accade in un luogo chiuso dove nessuno sarebbe potuto entrare nè uscire. «Come ne Il mistero della camera gialla », Musso sceglie Gaston Leroux tra i suoi predecessori.
Nel caso di Flora Conway il giallo riguarda la scomparsa, forse il rapimento, della figlia di tre anni, Carrie, volatilizzata nel loro appartamento di Brooklyn mentre giocano una sera a nascondino. Porte e finestre sono chiuse, bloccate. Le telecamere di sorveglianza del vecchio palazzo di New York in cui abitano non segnala alcun movimento sospetto. Tutto ciò che è rimasto di Carrie è una pantofolina rosa pallido.
Dissipati i sospetti sulla madre, l’unica persona in casa al momento della sparizione, dopo sei mesi le indagini si sono arenate a un punto morto. Un po’ come la vita di Romain, dall’altra parte dell’oceano, impantanato nella fine del suo matrimonio e in un feroce contenzioso con l’ex moglie per la custodia del figlio di 6 anni, Théo. Per non parlare della crisi di ispirazione che gli impedisce di progredire nel romanzo.
Ma è lui «l’unico padrone del vapore». Soltanto Romain possiede la chiave che può permettere a Flora, «l’essere chimerico frutto del mio cervello», di ritrovare la sua bambina e a scoprire che cosa le sia accaduto. Non può abbandonarla a metà del guado, anche se è alle prese con la propria complicata esistenza; e comunque la situazione gli sfugge di mano quando Flora tenta il suicidio: «È l’unico modo che ho trovato per farla tornare», si giustifica lei. Fanno lo stesso mestiere, quello di Guillaume Musso del resto, deus ex machina dell’intera tragedia, e sanno tutti e tre che «esiste qualcosa di cui uno scrittore è in debito verso i personaggi che ha creato. È la loro parte di verità».
Il potere della scrittura, la stupefacente capacità dei protagonisti di emanciparsi dalle decisioni dell’autore, di crescere e di assumere caratteri e personalità indipendenti, di sfuggire al controllo del loro creatore e, sì, anche di esigere — letteralmente — voce in capitolo, sono il filo conduttore di quest’ennesimo esercizio di stile firmato Musso e pubblicato in Italia dalla Nave di Teseo. Quasi 300 pagine, che scorrono veloci con gli immancabili colpi di scena e gli attimi di terrore dei noir, ruotano attorno al tema centrale: «Devi scegliere: vivere o raccontare storie». Un’opzione che tormenta e affascina lo scrittore. La lotta fra realtà e fantasia. La tentazione di credersi un demiurgo.
«Perché, fondamentalmente, scrivere è questo: sfidare l’ordine del mondo. Scongiurarne, grazie alla scrittura, le imperfezioni e le assurdità — fa dire l’autore reale (Guillaume) al suo autore fittizio(Romain) —. Sfidare Dio». O più semplicemente trasformare un personaggio apparentemente secondario, come l’editrice Fantine de Vilatte, depositaria del colpo di scena conclusivo e di un’altra consapevolezza: anche se non è detto che i libri possano ancora cambiare la vita, «in ogni caso, un libro può cambiare una vita». Può addirittura scambiare fra loro creatore e creatura, in una giravolta di rimandi e di sdoppiamenti. Una sfida, più che all’Onnipotente, alla credibilità.
In suo sostegno, Musso ha chiamato a raccolta gli scrittori che ha più amato e che hanno diritto a una citazione nei «titoli di coda» de La vita è un romanzo, i riferimenti bibliografici: Georges Simenon, Romain Gary, Oscar Wilde, Haruki Marukami, Stephen King, Marcel Pagnol, Arthur Rimbaud, Philip Roth, Vladimir Nabokov e molti altri. Difficile perdere la partita con una simile squadra alle spalle. L’uscita di ogni romanzo di Musso, con un battaglione di 40 traduttori pronti a diffonderlo nel mondo, è un avvenimento in Francia, dove lo scrittore è nato 46 anni fa in una famiglia di origini italiane.
Durante il lockdown, secondo una ricerca della rivista «Livres Hebdo», Musso è stato il romanziere più letto dai francesi. Quanto a lui, non ha mai smesso di produrre per loro: dal 2001 quasi un libro all’anno, in un andirivieni tra il suo universo immaginario e la quotidianità personale e famigliare ben sintetizzato dal titolo del più recente. Quella vita da romanzo è la sua. È la storia del suo amore per la narrativa, delle gioie e delle pene procurate da una pagina ben scritta.