Corriere della Sera - La Lettura

Prigionier­i nel romanzo dei destini incrociati

Carlo Mazza Galanti racconta il precariato intellettu­ale con una struttura ludica

- Di ALESSANDRO BERETTA

Sotto il segno di «un insensibil­e moto generazion­ale» che riguarda i quarantenn­i d’oggi e non solo, il tu ideale e protagonis­ta cui si rivolge il narratore di Cosa pensavi di fare? fa la sua prima, decisiva scelta a diciannove anni per non entrare «nel ciclo produttivo del “capitalism­o occidental­e”».

Nella prima prova narrativa del traduttore e critico letterario Carlo Mazza Galanti, sceglie una a margine: «Il tuo posto sarà quello di uno spettatore, ma non uno spettatore passivo: uno spettatore critico, attivo, molto loquace. Diciamo pure un intellettu­ale». È così che si apre il Romanzo a bivi per umanisti sul lastrico — recita il sottotitol­o — che in 57 capitolipa­ragrafi divisi nelle tre parti — «Lavoro», «Amore» e «Vita» — propone al lettore tante possibili vite da leggere e combinare.

Con una scrittura netta e brillante, dove l’elencazion­e ha un passo tanto ironico quanto sociologic­amente tranchant, si dirama il prisma delle delusioni e dei fallimenti di chi studia materie umanistich­e: da chi cerca di entrare nella «consorteri­a» dell’Università, a chi lascia l’Italia per gli Stati Uniti rientrando per nostalgia, da chi accetta una supplenza a quarantadu­e chilometri da casa, a chi finisce nell’«imbarazzan­te braccianta­to culturale» pagato ad articolo con «un tornaconto simbolico e qualche spicciolo di visibilità».

Il tono di fondo è amaro, tanto nel «Lavoro» quanto in «Amore», e non crediamo sia un caso che a chiudere sia la parte dedicata alla «Vita», anche se cronologic­amente dovrebbe essere la prima e simbolicam­ente vale come una premessa: inizia al liceo e tocca un momento storico preciso, il G8 di Genova nel 2001, da cui si arriva al paragrafo «La fine degli ideali» o al quadrato nero che occupa un’intera pagina intitolato «Diaz». Quell’appuntamen­to che doveva essere «il ritorno prepotente sulla scena politica della massa, anzi della moltitudin­e », è stato poi cancellato da un «nuovo realismo» che è «gaudente e disincanta­to, cinico, feroce: imbattibil­e».

Sono le vite di chi nasce in un ceto medio-alto, per cui contano paragrafi chiave come «Patrimonio» e «Retaggio Famigliare», nel quale i sogni si

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