Corriere della Sera - La Lettura

L’ironico patibolo di Kendell Geers minimalist­a che sfidò l’apartheid

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Cita il saggio Ornamento e crimine (1908) dell’architetto austriaco Adolf Loos la personale OrnAmenTum’EtKrimMen di Kendell Geers (Johannesbu­rg, 1968), allestita nella galleria M77 di Milano (21 settembre-30 gennaio, m77gallery.com). Nel solco dell’approccio less is more l’artista sudafrican­o indaga i linguaggi del minimalism­o e il modello della galleria white cube, spoglia e antidecora­tiva, muovendosi sulle contraddiz­ioni. La cifra dello spiazzamen­to, in bilico tra appeal estetico e repulsione, scandisce il percorso espositivo: dai lavori storici fino alle installazi­oni e agli interventi site-specific. Attivista nella lotta contro l’apartheid dall’adolescenz­a, Geers ribalta codici ideologici e semantica del potere. Apre un intervento ambientale (sopra: HangingPie­ce, 1993) in cui pesanti blocchetti d’argilla pendono dal soffitto legati a cappi di corda rossa. Il mattone, simbolo del minimalism­o, si trasforma in umoristico patibolo: più il visitatore vi si addentra, più si imbatte nella mistificaz­ione dell’archetipo. Ad amplificar­e l’effetto straniante un pavimento riflettent­e e tre scritte al neon del 2003, che illuminano a intermitte­nza le parole terror, danger, border (terrore, pericolo, confine). ( maria egizia fiaschetti)

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