Corriere della Sera - La Lettura
La precaria assunta come angelo scopre i disservizi del Paradiso
Costanza, trentenne precaria, da dieci anni spedisce compulsivamente curriculum. Poi arriva inaspettata la svolta: nonostante l’inesperienza, qualcuno decide di assumerla. Nella descrizione delle mansioni deve badare a «un soggetto standard. Carattere mite, potenzialità inespresse, ambizioni frustrate». Sembra un lavoro facile. «Non sapeva cosa si aspettassero da lei, eppure si sentiva giusta, scelta, preferita. Le sembrò meraviglioso. A saperlo sarebbe morta prima». La ragazza infatti è appena arrivata in Paradiso e viene ingaggiata come custode, angelica presenza invisibile che deve curare un «diletto». Comincia armata di entusiasmo e buona volontà, ma capisce che la situazione non è semplice come le prospettavano. Il «diletto» sarà anche standard, ma non è una bella persona: cinquantenne, direttore di un quotidiano nazionale, è tirannico e poco rispettoso del prossimo. Forse perché, come scopre l’angelo frugando tra vecchie foto, «aveva smesso di sorridere all’età di sette anni». Questa è la vicenda surreale che Fabio Bartolomei (Roma, 1967) racconta in Lezioni in Paradiso (e/o, 2014), romanzo che è quasi una fiaba, delicata e ironica, su sfide e sorprese della vita. Se sulla terra tradimenti e prevaricazioni sono all’ordine del giorno, anche in Paradiso la gestione è complicata e non si contano i disservizi. Costanza lo sperimenta quando cerca di intervenire per censurare qualche comportamento del «diletto». Gli angeli custodi infatti godono di pochissima autonomia: sono liberi di intervenire solo nelle classiche emergenze. Allora per risolvere la situazione non rimane che impegnarsi nei miracoli che, qualche volta, non sono neanche così difficili.