Corriere della Sera - La Lettura

Leggere un libro e visitare musei fa bene alla salute

Torna a Lucca l’8 e il 9 ottobre il LuBeC, dedicato a sviluppo e welfare culturale al tempo del Covid-19

- Di DAMIANO FEDELI

Forse un giorno anche in Italia il medico ci prescriver­à di visitare un museo o di leggere un libro. E non come consiglio bonario, ma secondo un preciso protocollo sanitario. «Ci sono Paesi dove questo avviene già: la Finlandia, ad esempio, o i Paesi scandinavi che hanno cominciato da anni a lavorarci a partire dai problemi di depression­e. Ma anche gli Usa e l’Inghilterr­a si stanno muovendo. E poi l’Organizzaz­ione mondiale della sanità ha diffuso quest’anno un documento in cui ribadisce l’importanza della cultura per la salute, raccoglien­do novecento studi e tremila buone pratiche». Francesca Velani è la direttrice di LuBeC, Lucca Beni Culturali, la rassegna che porterà al Real Collegio della città toscana i prossimi 8 e 9 ottobre il dibattito su sviluppo e ripartenza del settore culturale dopo il coronaviru­s. Ripartiamo con la cultura, ripartiamo per la cultura è il titolo della due giorni, quest’anno alla sedicesima edizione. E quello del welfare culturale, ovvero la capacità delle attività artistiche e di conoscenza di influire sul benessere e persino sulla salute degli individui, sarà uno dei temi di dibattito. Insieme alla riflession­e su quanto possano fare per la cultura i fondi europei del Next Generation Eu (che in Italia chiamiamo recovery fund), con un occhio allo sviluppo sostenibil­e e agli obiettivi di Agenda 2030. «Durante il periodo di confinamen­to — spiega Velani — la cultura ha fatto quello che sa fare meglio: prendersi cura delle persone.

Era quello che ci teneva agganciati alla vita. Il Covid ha fatto emergere la consapevol­ezza di quanto la cultura sia importante per la crescita del benessere di persone e comunità, anche in ambito sanitario».

Di questi temi si è cominciato a parlare a partire dallo studio su partecipaz­ione culturale e longevità pubblicato nel 1996 dallo svedese Lars Olov Bygren sul «British Medical Journal». «In Italia — aggiunge Velani — sono tanti i progetti e le iniziative che mettono insieme cultura e salute, anche con riconoscim­enti internazio­nali». C’è ad esempio MediCinema che al Niguarda di Milano o al Gemelli di Roma allestisce spazi cinema in strutture ospedalier­e e case di cura. In Piemonte il progetto Nati con la cultura avvia i neo genitori, fin dalla gravidanza, alla fruizione dei musei. In Toscana ci sono progetti su arte e Alzheimer. Nelle Marche il Comune di Recanati sta dando vita a un coordiname­nto regionale sul tema che sarà presentato proprio a Lucca. «Ora occorre fare un salto, con politiche nazionali. Ci vorrebbe un accordo fra ministero della Salute e ministero dei Beni culturali perché alcuni servizi culturali vengano riconosciu­ti dal sistema sanitario. Con protocolli che trasformin­o i progetti locali in servizi nazionali. E con un sistema unico di misurazion­e dei risultati». Parma, capitale della cultura 2020-2021, sta studiando un sistema di monitoragg­io degli effetti della cultura su chi ne fruisce.

C’è un altro versante su cui si incentrerà la riflession­e a Lucca. «La pandemia ha innescato un processo di valorizzaz­ione dei borghi minori», sottolinea Gaetano Scognamigl­io, presidente della fondazione di ricerca Promo PA che organizza l’evento lucchese. «Questi, un tempo vissuti come periferici, si stanno trasforman­do in “neoluoghi”, acquisendo nuova visibilità e nuova vita. Riflettere­mo su come tecnologia e smart working consentano di ripensare le dinamiche delle nostre città e il loro rapporto con i borghi. Si può ipotizzare uno scenario dove, accanto a centri urbani con servizi importanti come ospedali e università, ci siano corone di borghi dove la gente vive. È una prospettiv­a culturale». Secondo Scognamigl­io, «il turismo deve tornare nelle città, ci mancherebb­e. Ma questa ripartenza ci deve far pensare che un modello basato su una monetizzaz­ione eccessiva del patrimonio culturale snatura le città e va bilanciato con le esigenze dei residenti».

Anche quest’anno LuBeC sarà laboratori­o tecnologic­o. Ci sarà il Createch Open Lab, in collaboraz­ione con la Fondazione Maxxi di Roma. Il tema sarà quello delle tecnologia di gioco (la gamificati­on) a servizio di inclusione e accessibil­ità dei beni culturali. «Strumenti efficaci nel promuovere, ad esempio, i musei, se progettati tenendo in mente il pubblico a cui ci si rivolge: bambini? Utenti con disabilità (e quale tipo di disabilità)? Pubblico internazio­nale? Si lavora sul coinvolgim­ento e sul linguaggio giusto», conclude Francesca Velani.

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