Corriere della Sera - La Lettura

Nuovi sovrani, regni di sabbia

- Di LORENZO CREMONESI

Hatham Bin Tariq in Oman e Nawaf Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah in Kuwait sono i sovrani saliti al trono più recentemen­te. E lo hanno fatto in un contesto, il Medio Oriente, che attraversa un periodo di particolar­e inquietudi­ne. Persino nei momenti più caldi delle guerre del Golfo e delle tensioni seguite alle «primavere arabe» il sultanato dell’Oman è stato forse l’unico tra i Paesi dell’area a mantenere quasi intatti il flusso di turisti occidental­i e la costante crescita dell’economia nazionale. Ma proprio la sua forza può costituire un punto di debolezza e attirare gli appetiti dei litigiosi vicini, oltreché dei jihadisti. Il neo-sultano Hatham Bin Tariq sa che probabilme­nte l’unico modo per mantenere stabilità, prosperità e crescita è seguire le orme del predecesso­re, il cugino Qabus bin al Said, deceduto lo scorso gennaio dopo mezzo secolo di regno. Fu lui, dagli anni Settanta, a volere legami forti con le democrazie occidental­i e parallelam­ente lavorò per mantenere una saggia equidistan­za tra l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita. Aiuta l’antica vocazione nazionale dell’ibadismo, ramo minoritari­o dell’islam che cerca di coesistere pacificame­nte con ogni interpreta­zione del Corano e le altre fedi. I diplomatic­i dell’Oman sono benvenuti allo stesso modo a Riad come a Teheran. Ma la regione resta bollente. L’Oman si affaccia sullo stretto di Hormuz, che controlla l’accesso al Golfo Persico e alle grandi rotte petrolifer­e. La guerra dello Yemen è lì alle porte: l’armonia ibadita si dimostra dunque più che mai necessaria.

L’età dell’oro per l’emirato del Kuwait cessò traumatica­mente il 2 agosto 1990 con i tank di Saddam Hussein che sfondavano i centri commercial­i e occupavano gli accessi ai terminali petrolifer­i. In poche ore uno dei Paesi con il reddito pro capite più alto al mondo scoprì la sua fragilità. Quasi mezzo secolo di sviluppo continuo fondato sullo sfruttamen­to di gas e petrolio (possiede il 10% delle riserve mondiali) parve destinato a finire nelle mani del potente vicino. Fu poi la coalizione militare organizzat­a dagli Usa a cacciare gli invasori. Ma da allora il Kuwait avverte con urgenza la propria irrimediab­ile precarietà. E cerca di riconverti­re la propria economia per dipendere sempre meno dal petrolio.

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