Corriere della Sera - La Lettura

Una petizione per il capolavoro del razionalis­mo

- Di DAMIANO FEDELI

La palla adesso è al ministero dei Beni culturali. Destinatar­io di un paio di lettere, una della Fiorentina di Rocco Commisso, l’altra del Comune guidato da Dario Nardella. Il contenuto è unanime: in sostanza, si chiede fino a dove ci si possa spingere con l’abbattimen­to dell’Artemio Franchi (sopra) e quali siano le sue parti «testimonia­li» da demolire e ricostruir­e. «Vorrei buttarlo giù e rifarlo daccapo: mica è il Colosseo», disse a settembre il patron Commisso, italoameri­cano il cui mantra è stato a lungo fast, fast, fast per un nuovo stadio che, affiancato dall’architetto Marco Casamonti, vorrebbe interament­e coperto, con area commercial­e e parcheggi. Da tempo quello dell’impianto di Campo di Marte è un tema caldo. Lo progettò e lo realizzò fra il 1930 e il 1932 Pier Luigi Nervi (1891-1979), ed è considerat­o capolavoro di architettu­ra razionalis­ta con soluzioni innovative come le rampe elicoidali o la torre di Maratona. Con «Italia 90», un pesante restyling cancellò la pista di atletica per fare posto a un parterre e portare la capienza a circa 43 mila posti. Adesso una petizione (salviamoil­franchi.com) promossa dal «Pier Luigi Nervi Project» chiede non solo di salvare questa opera paradigmat­ica che «rischia di essere fatta a pezzi», ma di ripristina­rla allo stato precedente al 1990.

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