Corriere della Sera - La Lettura

Ora prendo in giro i ricconi e la moda

- Di STEFANIA ULIVI

Svedese, ha vinto la a Cannes con «The square» (satira sul mondo dell’arte), è cresciuto alla scuola anti-bergmanian­a, ama si è ispirato a il regista presenta a «la Lettura» il nuovo «The triangle of sadness», ambientato sullo e su un’isola

Ha ospitato capi di Stato e divine, magnati e star del cinema, cantanti e coppie da leggenda. Churchill e Kennedy, Maria Callas e Marilyn Monroe, Liz Taylor e Richard Burton, Frank Sinatra e John Wayne. Lo svedese Ruben Östlund, Palma d’oro a Cannes nel 2017 con The Square, ha voluto il «Christina O», lo yacht più conosciuto del mondo, come una delle location chiave del nuovo film che ha anche sceneggiat­o, The triangle of sadness, «Il triangolo della tristezza», girato in inglese, potendo contare su un budget mai così alto, di cui nei giorni scorsi ha finito, tra mille peripezie, le riprese. «Sulla nave di Aristotele Onassis è salita tutta l’élite europea e americana. Ha un valore simbolico immenso, non solo economico. Amo giocare con i simboli». «La Lettura» lo ha incontrato.

Con «The Square», Palma d’oro a Cannes, ha preso di mira l’universo dell’arte contempora­nea. Questo di cosa tratta?

«È una satira sul mondo della moda e dei super-ricchi. Mia moglie è una fotografa di moda, un ambiente che mi incuriosis­ce molto: fa un po’ paura, incute soggezione, con le sue gerarchie, il potere della bellezza, la supremazia delle élite. L’ho tempestata di domande e lei mi ha raccontato storie divertenti. Come sempre, vedo le cose dal punto di vista sociologic­o, dei comportame­nti umani. Anche in questo caso il primo approccio al film è stato questo».

Al centro c’è una coppia di modelli...

«Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean). Ho pensato che fosse interessan­te un modello come protagonis­ta. In questo mestiere gli uomini non sono importanti quanto le colleghe, guadagnano un terzo delle donne — per una volta, evviva! —. Ho iniziato a ragionare sulla bell e z z a c o me v a l u t a c h e t i p e r me t t e un’ascesa sociale in assenza di educazione e denaro, in genere quelli che ti aprono le porte. Nascere bello può farti vincere una lotteria. Anche senza possibilit­à economiche o culturali, la bellezza può farti salire la scala sociale. In più per un maschio usare la bellezza non è cosi ovvio, ha a che fare con i ruoli, con il concetto di mascolinit­à. Inoltre, quella dei modelli è una carriera corta, la bellezza è destinata a svanire con il tempo. Lui è molto preoccupat­o su cosa farà dopo, la sua carriera sta volgendo alla fine, ha problemi perché sta perdendo i capelli».

«La coppia riceve un invito per una crociera di ultra-lusso. Li seguiamo su questo yacht, dove c’è la crème de la crème della società, che sfortunata­mente fa naufragio. E i milionari, i due modelli e una donna delle pulizie, l’unica che sa pescare e accendere un fuoco, si ritrovano su un’isola deserta. Le gerarchie saltano. Cosa te ne fai della bellezza e dei soldi nella lotta per la sopravvive­nza? Il modello va a letto con la signora delle pulizie per avere più cibo. Sono stato ispirato da Lina Wertmüller».

Suona familiare, in effetti.

«Non conoscevo il suo Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto prima di iniziare a girare; mi hanno suggerito di vederlo. È esattament­e il tipo di cinema che voglio fare: divertente, intellettu­ale e popolare allo stesso tempo. E molto politico».

Qual è il ruolo di Woody Harrelson?

«Fa il comandante della nave, marxista convinto. Ha un sentimento ambivalent­e all’idea di fare il suo lavoro e portare a spasso per il Mediterran­eo questo genere di ospiti. Ha uno spirito di rivalsa, un po’ gode quando c’è maltempo e tutti vomitano. Però con alcuni socializza. Si ubriaca e si diverte molto con un oligarca russo: iniziano a giocare con i microfoni, leggendo brani del Manifesto del Partito comunista di Karl Marx. Ho parlato molto con lui anche di politica, e del contenuto del film. Si è lasciato coinvolger­e molto, gli è piaciuto il mio approccio».

I suoi protagonis­ti hanno sempre a che fare con situazioni imbarazzan­ti dal punto di vista sociale. Come ha spiegato: «Tutti i miei film parlano di

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