Corriere della Sera - La Lettura
IL FATTORE UMANO È IL NOSTRO FUTURO
Se consultiamo i media, emerge un’immagine catastrofica dell’Africa: guerre, corruzione, sistemi educativi carenti, coperture sociali inesistenti e modi di governare antiquati. Dittature che sopravvivono grazie a complicità internazionali e nuocciono a popolazioni che reprimono con la violenza. Tale sinistra constatazione deve essere smorzata, nasconde realtà diverse secondo i Paesi; il continente, molto spesso e a torto preso nella sua globalità, è in realtà spazio di diversità. Vi si trovano molteplici forme di spiritualità, tutti i culti religiosi, una vasta gamma di modelli sociali e un’eccezionale varietà genetica. Anche se i mali che colpiscono l’Africa inquietano, non si tratta di specificità africane: esistono altrove sotto altre forme.
Le problematiche africane riguardano il mondo intero; ebbene, le popolazioni di questo continente hanno potenzialità, non ancora prese in considerazione, capaci di rispondervi con efficacia. Per esempio, la ricchezza dell’Africa è comunemente misurata in base alle sue materie prime, mentre vengono trascurate le immense risorse umane, il suo capitale più prezioso. Stiamo parlando della popolazione più giovane del globo, vivaio di energia, intelligenza, creatività, pronto a essere formato, preparato a innovare e affrontare in modo inedito le sfide di domani. Se la situazione attuale dell’Africa preoccupa, il suo futuro sembra promettente, come è il caso del Ruanda che, in 25 anni, da Paese caotico in preda al genocidio è diventato una società dinamica e prospera.
Così, in materia economica, le carenze dell’Africa potrebbero essere considerate come degli atout. Nel momento in cui le potenze industriali si mostrano incapaci di modificare i propri modi di produrre e di consumare, il continente cosiddetto sottosviluppato ha un’opportunità storica. L’Africa non conosce le pesantezze della decostruzione, potrebbe essere pioniera in materia di decrescita ed edificare dal nulla un sistema che metterebbe l’umano al suo centro senza tuttavia nuocere al suo ambiente. Spetta ai popoli d’Africa, ancora ostaggi delle predazioni politiche, economiche, e delle rappresentazioni discriminanti, concepire le risorse che permetteranno loro di provare fiducia nel proprio avvenire, di elaborare soluzioni per uscire dalla povertà, dalla disperazione, e di diventare, perché no, una fonte d’ispirazione per l’insieme del genere umano.
( traduzione di
Daniela Maggioni)