Corriere della Sera - La Lettura
NELLA MANO DI KING KONG
Si può fare. Se c’è qualcuno che ha messo in pratica l’insegnamento del più giovane dei Frankenstein (nella felice sintesi del doppiaggio italiano) è stato Carlo Rambaldi (1925-2012; sopra). Artista-artigianoricercatore, visionario di rara concretezza, capace di fare vivere di vita propria le creature frutto della fantasia degli autori. E farne nell’arco di una carriera lunga 256 film, dei veri compagni di strada per generazioni di spettatori. Ogni bambino meriterebbe un amico speciale come E. T., a ogni adulto farebbe bene abbandonarsi nelle mani gigantesche di King Kong, ogni sciovinista trarrebbe giovamento da incontri ravvicinati con i suoi alieni. A tutti è consigliata una visita alla mostra Nella mano di King Kong ( tappa milanese fino al 9 gennaio al Mic Museo Interattivo del Cinema), a cura della Cineteca Milano con la Fondazione Rambaldi, in particolare con i figli Daniela e Victor. Occasione per vedere da vicino acquerelli, bozzetti, foto, materiali della collezione privata del mago degli effetti speciali ideati a partire dal brevetto del 1956 per «l’animazione elettromeccanica dei pupazzi» e poi via via perfezionati per dare corpo alla disciplina di cui è stato pioniere e profeta, l’animatronica o, come lui preferiva chiamarla, meccatronica.
Cuore della mostra è la gigantesca mano del gorilla, unica parte sopravvissuta della creatura del film di John Guillermin (1976), che valse a Rambaldi il primo dei 3 Oscar, con cui dialoga una rassegna di 33 titoli ideata dalla Cineteca.