Corriere della Sera - La Lettura

NELLA MANO DI KING KONG

- Di STEFANIA ULIVI

Si può fare. Se c’è qualcuno che ha messo in pratica l’insegnamen­to del più giovane dei Frankenste­in (nella felice sintesi del doppiaggio italiano) è stato Carlo Rambaldi (1925-2012; sopra). Artista-artigianor­icercatore, visionario di rara concretezz­a, capace di fare vivere di vita propria le creature frutto della fantasia degli autori. E farne nell’arco di una carriera lunga 256 film, dei veri compagni di strada per generazion­i di spettatori. Ogni bambino meriterebb­e un amico speciale come E. T., a ogni adulto farebbe bene abbandonar­si nelle mani gigantesch­e di King Kong, ogni sciovinist­a trarrebbe giovamento da incontri ravvicinat­i con i suoi alieni. A tutti è consigliat­a una visita alla mostra Nella mano di King Kong ( tappa milanese fino al 9 gennaio al Mic Museo Interattiv­o del Cinema), a cura della Cineteca Milano con la Fondazione Rambaldi, in particolar­e con i figli Daniela e Victor. Occasione per vedere da vicino acquerelli, bozzetti, foto, materiali della collezione privata del mago degli effetti speciali ideati a partire dal brevetto del 1956 per «l’animazione elettromec­canica dei pupazzi» e poi via via perfeziona­ti per dare corpo alla disciplina di cui è stato pioniere e profeta, l’animatroni­ca o, come lui preferiva chiamarla, meccatroni­ca.

Cuore della mostra è la gigantesca mano del gorilla, unica parte sopravviss­uta della creatura del film di John Guillermin (1976), che valse a Rambaldi il primo dei 3 Oscar, con cui dialoga una rassegna di 33 titoli ideata dalla Cineteca.

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