Corriere della Sera - La Lettura
Troni e fratelli: torna il Bellini di due secoli fa
L’identità musicale di Genova, ben al di là della figura iconica (e fagocitante) di Paganini, si ramifica in una fitta trama di connessioni culturali e in una pluralità di paesaggi sonori, ancora oggi, in buona parte, da esplorare. Una rivalutazione globale di questa costellazione storica è adesso al centro del progetto «Civiltà musicale genovese», lanciato dal Teatro Carlo Felice (che festeggia 30 anni dalla ricostruzione) e dal suo nuovo sovrintendente Claudio Orazi.
La prossima settimana, un significativo exploit è la prima esecuzione in tempi moderni dell’opera Bianca e Fernando di Vincenzo Bellini, nella versione che il 7 aprile 1828 inaugurò per l’appunto il Teatro Carlo Felice appena costruito, «alla presenza de’ Reali Sabaudi, tra il giubilo e l’ammirazione de’ cittadini e de’ molti forestieri tratti a Genova da così splendida festa», come riportano le cronache del tempo. Di quest’opera, nata nel 1825 come Bianca e Gernando al San Carlo di Napoli, Bellini aveva riscritto per Genova molte parti. E aggiunto ex novo un Allegro in re maggiore che completava il Largo della breve Sinfonia: un brano, disse Bellini, «tirato ad una maniera nuovissima», ma fino ad oggi considerato o introvabile o perduto. E che invece è stato da poco riscoperto, nel Fondo Viani della biblioteca del Conservatorio «Paganini», come altre pagine al Museo del Risorgimento, grazie alla ricerca promossa dalla
Fondazione Teatro Carlo Felice, con il Centro studi belliniani e la Fondazione Bellini di Catania, sotto la guida di Graziella Seminara, la musicologa che dell’0pera curerà l’edizione critica. Attorno ai brani ritornati alla luce sono in programma una mostra, Genova, 7 aprile 1828, a cura di Francesco Zimei, e un incontro aperto al pubblico, con vari esperti, Fabrizio della Seta, Alessandro Roccatagliati, Raffaele Mellace, Stefano Verdino, oltre agli stessi Seminara e Zimei.
La «semplice» restituzione di un frammento di musica si inserisce così nella rivalutazione di tutto un universo culturale. Genova come crocevia di grandi personalità legate al mondo dell’opera: Alessandro Stradella (1643-1682), musico e avventuriero assassinato proprio in centro città (e di cui il Carlo Felice, l’anno scorso, ha riproposto Il Trespolo tutore), il conte Giacomo Durazzo (1717-1794), sostenitore di Gluck a Vienna, Felice Romani (1788-1865), grecista e librettista storico. Approfondire queste figure è la via per valorizzare «l’identità di una terra — spiega a “la Lettura” il sovrintendente Orazi — che è stata per lunghi anni una delle più ricche al mondo: prestava i soldi ai reali, poteva permettersi qualunque cosa, come genio musicale e come imprenditoria teatrale. Noi cerchiamo di riproporre il senso culturale, non strettamente musicale, di una civiltà internazionale, sollecitando la curiosità della città, in collaborazione con il Conservatorio, l’Università e l’Arcidiocesi»
Dove si nascondono i tesori «perduti»?