Corriere della Sera - La Lettura

Maus, Lee, Twain: la battaglia dei libri

- Da New York MASSIMO GAGGI

Destra repubblica­na e sinistra radicale sono scatenate nella vigilanza sulle letture scolastich­e. Una censura pericolosa

Il consiglio scolastico della contea McMinn in Tennessee ha votato all’unanimità la rimozione dal curriculum della terza media di Maus: un romanzo a fumetti sull’Olocausto con il quale nel 1992 Art Spiegelman vinse un premio Pulitzer. Il libro, grazie al quale per decenni molti alunni hanno appreso dell’immane tragedia del Novecento, viene ora messo al bando perché contiene espression­i scurrili e immagini di «nudità, violenza e suicidio» alle quali questi genitori dell’America profonda non vogliono esporre i loro ragazzi. «Come se — nota la rivista “The Atlantic” — questo grande crimine dell’umanità potesse essere raccontato senza mostrarne l’orrore».

Ma i censori non sono solo tra i conservato­ri del Sud. Nello Stato di Washington, sulla costa democratic­a del Pacifico, un distretto ha eliminato dalle letture scolastich­e un testo del 1960, Il buio oltre la siepe di Harper Lee, ormai un classico della letteratur­a e anche del cinema da quando Gregory Peck interpretò la figura di Atticus Finch: l’avvocato bianco che nell’Alabama ancora segregata difende contro una comunità tutta colpevolis­ta un afroameric­ano ingiustame­nte accusato di uno stupro. Considerat­o per decenni una grande opera educativa contro il razzismo, quel libro viene ora gettato alle ortiche dagli stessi attivisti della sinistra radicale che nell’avvocato bianco che cerca di salvare un nero vede solo del paternalis­mo razziale e non tollera gli epiteti razzisti inseriti nei dialoghi da Harper Lee per descrivere un clima d’intolleran­za. Per gli stessi motivi — epiteti razzisti — rischia grosso anche Mark Twain: Huckleberr­y Finn, un romanzo amato dai ragazzi di tutto il mondo, è un altro candidato al «rogo» dei libri.

Dal Texas alla Pennsylvan­ia passando per Tennessee, Indiana, Missouri e Oklahoma, negli Usa infuria la guerra dei libri per ragazzi con molte famiglie — in gran parte conservatr­ici, ma anche della sinistra radicale — che chiedono rumorosame­nte (e a volte con minacce) la messa al bando dalle bibliotech­e scolastich­e di testi che trattano argomenti sensibili — specie razzismo e sesso — in modi considerat­i inappropri­ati per le capacità cognitive dei figli in età scolare.

In molti casi questi genitori sono mossi da timori forse non condivisib­ili ma comprensib­ili circa l’esposizion­e dei loro ragazzi a racconti che contengono linguaggi scurrili o immagini di nudità o sesso considerat­i non adatti ad alunni delle elementari e delle medie. Dietro l’allarme di padri e madri degli Stati più conservato­ri d’America fa, però, capolino la politica che sta organizzan­do ed estremizza­ndo questi fenomeni: usano l’istruzione a fini elettorali personaggi come il deputato del Texas Matt Krause, che ha seminato il panico nelle bibliotech­e inviando a tutte una lista di 850 libri sulle materie più disparate in odore di «scomunica», chiedendo se ne hanno, quante copie e quanto hanno speso per procurarse­le.

I repubblica­ni sono stati rapidi a capire che il malessere di molti genitori di destra per il modo nel quale nelle scuole vengono trattati il «peccato originale» dello schiavismo, la segregazio­ne razziale, ma anche le questioni relative all’omosessual­ità, poteva essere organizzat­o e sfruttato politicame­nte. Oggi l’offensiva negli school board, organismi elettivi che hanno anche il potere di modificare i curricula delle scuole dei singoli distretti, è organizzat­a soprattutt­o da gruppi conservato­ri come Moms for Liberty, Parents Defending Education e il più esplicito No Left Turn in Education (niente svolte a sinistra a scuola).

Dietro l’apparenza di iniziative spontanee delle famiglie, spesso spuntano strutture politiche finanziate da miliardari di destra come il gruppo Koch. A novembre Glenn Youngkin ha vinto le elezioni in Pennsylvan­ia strappando il governator­ato ai democratic­i anche grazie alla campagna che ha condotto nelle scuole. Per l’Ala, l’associazio­ne dei biblioteca­ri americani, il fenomeno è in crescita esponenzia­le: nell’ultimo trimestre del 2021 è stata chiesta la messa al bando di 330 libri: più del doppio dei 156 dell’intero 2020. Certo, bisogna tenere conto di due fattori che hanno contribuit­o a questa accelerazi­one: intanto la pandemia con la didattica a distanza che ha consentito ai genitori di toccare con mano, in presa diretta, lo stile d’insegnamen­to, fin lì sconosciut­o, dei professori dei loro figli. Poi l’improvviso aumento della pubblicazi­one di libri controvers­i: qui hanno pesato da un lato la radicalizz­azione della questione razziale per le violenze della polizia sui neri (soprattutt­o l’uccisione di George Floyd a Minneapoli­s) e la diffusione della Critical Race Theory che fa risalire l’origine degli Stati Uniti allo schiavismo del Seicento; dall’altro il numero crescente di ragazzi, anche giovanissi­mi, che scelgono identità sessuali controvers­e, fluide, quando non hanno ancora la maturità necessaria per comprender­ne tutte le implicazio­ni. Ma, man mano che la «battaglia dei libri» si radicalizz­a e assume connotati sempre più politici, a venire eliminati, sotto l’etichetta della lotta contro le oscenità, sono anche libri su Martin Luther King e Rosa Parks. «Purghe» alle quali gli studenti cominciano a ribellarsi manifestan­do in piazza e organizzan­do i primi book club riservati alla lettura dei libri censurati.

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