Corriere della Sera - La Lettura
Anticipare senza prevedere
Il rapporto con il futuro è cambiato: ora cerchiamo di preparare ciò che conviene
Il futuro è ovunque. Nelle imprese spaziali di Elon Musk e Jeff Bezos così come nel metaverso promosso da Mark Zuckerberg. È nei rapporti con cui gli scienziati descrivono la crisi climatica e risuona nei discorsi di Greta Thunberg. È immancabile nei programmi politici e nella propaganda dei potenti. È chiamato in causa ogni volta che i meccanismi globali sono colpiti da una recessione, una pandemia, una nuova guerra. Eppure, come sosteneva il filosofo Mark Fisher, nonostante quest’ubriacatura di futuro non siamo neppure in grado di immaginare la fine del capitalismo, figuriamoci alternative capaci di cambiare lo
status quo e di risolvere le grandi sfide del nostro tempo. Siamo come incastrati nel presente, prigionieri di una condizione precaria ma poco incline alla trasformazione che la studiosa di scienze sociali Helga Nowotny chiama «presente esteso». Da quest’impasse prende le mosse il nuovo libro di Roberto Paura: Occupare il futuro (Codice). Se il futuro è bloccato e non è più una dimensione reale a cui aspirare e per la quale agire nel presente, è necessario che l’umanità si muova per «occuparlo». «Il futuro come dimensione del possibile — scrive l’autore — del non ancora, del radicalmente altro rispetto al presente, ci è stato sottratto ed è oggi colonizzato e monopolizzato dall’1% del mondo». Ecco allora che lo slogan del movimento Occupy, We
are the 99%, può diventare il motto dei movimenti che