Corriere della Sera - La Lettura
2 aprile 1982 L’Argentina attacca Londra
Il freddo, sopra ogni cosa. Una pioggia melmosa che passa le suole cartonate degli stivali, impregna le divise di cotone, penetra le ossa. Nei racconti della scellerata reconquista argentina delle Malvinas — le Falkland degli inglesi dal 1833 — il segnale di sventura viene subito da un ambiente umido e ostile, al quale i soldatini assemblati in tutta fretta dalla giunta militare non erano in alcun modo preparati.
Il primo dei (numerosi) romanzi dedicati agli anti-eroi di quella guerra non fa eccezione e si apre nell’impatto con un «fango pesante, ghiacciato, duro e appiccicoso»: «Era quella roba lì che chiamavano neve». A quarant’anni dalla tragedia che ha segnato una generazione e ha ribaltato la dittatura, torna in libreria Scene da una battaglia sotterranea di Rodolfo Fogwill (1941-2010), nell’impeccabile traduzione di Ilide Carmignani per l’editore Sur. E si ripropone — con imprevista attualità — la vicenda grottesca di una banda di disertori, che combatte per sopravvivere al freddo e alla follia dei dittatori, senza alcuna voglia di immolarsi nell’improbabile annessione di un pugno di isole sperse nell’Atlantico.
Los pichiciegos, nel titolo originale: animali tra gli armadilli e le talpe che s’imbucano nei campi, metà corazzati e metà fatti di carne molle. I giorni passati a dormire sotto terra, dentro corridoi puntellati da travi zuppe, la luce di torce di plastica, piccole riserve di zucchero e sigarette, sognando una grigliata nel patio di famiglia e un bagno caldo. All’alba a scavare i rifugi, protetti dal rumore del vento e dalle chiacchiere. «A te cosa piacerebbe che succedesse?», chiede un armadillo all’altro. «Che vincesse l’Argentina». «Così finisci in galera!». «Che ne so! E tu?». «Vorrei che la smettessero di rompere i coglioni e si accordassero, per tornare a casa».
Fogwill immaginò la sua truppa di disperati in tempo reale. L’invasione delle isole era stata lanciata dall’ultimo dei presidenti golpisti, Leopoldo Galtieri, il 2 aprile 1982, con l’«Operazione Rosario». Gli inglesi erano stati colti sguarniti e in undici ore i comandanti argentini avevano preso possesso del territorio, esaltandosi nell’illusione della vittoria. Fogwill, che allora lavorava in un’agenzia pubblicitaria, compilava «romanzi inutili», parole sue, e abitava qualche piano sopra la madre malata, rientrò a casa una sera e trovò l’anziana donna incollata alla tv esultante: «Abbiamo affondato una nave!» (il cacciatorpediniere HMS Sheffield, ai primi di maggio). Salì, allora, «nel mio porcile», infilò il foglio bianco nella macchina da scrivere e in pochi giorni, mentre era l’Argentina con la sua ultima dittatura a colare a picco, completò l’opera.
Quel che già era evidente, chiudendo la tv di Buenos Aires per ascoltare la radio inglese, è che il governo dell’allora premier Margaret Thatcher, sostenuto dall’opinione pubblica, aveva riorganizzo rapidamente le forze per riprendere le Falkland. Un dispiego di navi, caccia e sommergibili che stava in realtà asfaltando la gracile resistenza nemica. Dopo 74 giorni di guerra, 255 morti britannici e 649 argentini, il 14 giugno 1982 Londra proclamò la vittoria. E l’unico affondamento passato alla storia restò quello dell’incrociatore General Belgrano, con gli oltre trecento marinai risucchiati dall’oceano.
Finito il conflitto, il diciottenne Adrián Bravi tirò un sospiro di sollievo: per fortuna l’aveva scansato, «ma molti miei compagni erano stati arruolati». Da tempo tornato a Recanati, nelle Marche, da cui era emigrata parte della sua famiglia, all’epoca delle Falkland lo scrittore Bravi viveva ancora a Buenos Aires, militare di leva, convocato l’8 marzo 1982. «Non sapevamo nulla, non ci davano nessuna informazione. Nel primo mese di addestramento — racconta a “la Lettura” — avevamo sì avvertito movimenti insoliti di aerei, ma non potevamo collegare. Capitava che la gente in strada vedendoci in divisa ci incitasse, sventolasse bandiere, ma eravamo così confusi che pensavamo fosse per i Mondiali...». Ragazzini spersi diventati adolescenti sotto un regime che dal 1976 sequestrava e uccideva (30 mila