Corriere della Sera - La Lettura
Gary Shteyngart «L’ho chiesto io per evitare strafalcioni»
Una storia sulla pandemia
Sotto la superficie comica del romanzo più recente di Gary Shteyngart (1972; sotto) si nasconde la paura. Our Country Friends, uscito lo scorso novembre negli Usa da Penguin Random House, è ambientato durante la pandemia. La storia si apre a marzo 2020, quando un’umanità impreparata affronta per la prima volta il Covid-19. Un gruppo di amici di mezza età è in isolamento in una casa nello Stato di New York. Parte di questo cast è di origine asiatica, come la moglie dell’autore, di famiglia coreana. Sono tutti figli del sogno americano, i loro genitori hanno lasciato i Paesi d’origine in cerca di fortuna. Ma il presente racconta una storia diversa: il «virus cinese», così pericolosamente ribattezzato da Trump, ha scatenato una nuova ondata di razzismo contro le persone di discendenza asiatica.
Per essere sicuro di ritrarre i personaggi nel modo più accurato possibile, lo scrittore nato a Leningrado si è affidato a un sensitivity reader. «È stata una mia richiesta», spiega Shteyngart a «la Lettura» in uno scambio via email. «È il mio secondo libro dopo Lake Success che viene rivisto: volevo assicurami di avere capito tutto delle culture di cui stavo scrivendo. Mi hanno dato consigli utilissimi. Lo spelling dei nomi coreani è piuttosto complicato».
Shteyngart, autore dalla vena comica arrivato negli Stati Uniti a 7 anni, oggi docente di Scrittura creativa alla Columbia University, ha esordito nella narrativa con Il manuale del debuttante russo (2002, uscito per Guanda, il suo editore italiano). Da scrittore ripone grande fiducia nel lavoro dei sensitivity reader: «Nel mio caso funziona. La grande sfida di oggi è l’autenticità. Mi è capitato di leggere libri e articoli sulla Russia scritti da autori non russi, pieni di errori che avrebbero potuto essere facilmente corretti se qualcuno avesse avuto la possibilità di dare un’occhiata ai testi. La letteratura è come la tavola: nessuno vuole mangiare cibo cucinato male». (ma. b.)