Corriere della Sera - La Lettura

Il colorato coming out di un eterosessu­ale

- Conversazi­one tra GIANLUCA FERRATO e GUILLAUME GALLIENNE a cura di LAURA ZANGARINI

Sua madre lo tratta come fosse una bambola. I fratelli ridono di lui. Suo padre si preoccupa delle sue inclinazio­ni. In camera da letto, il piccolo Guillaume si veste da Sissi, il suo piumino diventa un vestito con strascico. Nello sport fa schifo, si abbiglia in modo eccentrico, evita il servizio militare. Tutti sono convinti che sia gay. Invece...

Prima di diventare nel 2013 una pellicola premiata con cinque César, tra cui miglior attore e miglior film (deteneva anche il record di nomination, 10, superato nel 2020 da L’ufficiale e la spia di Roman Polanski, 12), Les Garçons et Guillaume, à table!, uscita in Italia con il titolo Tutto sua madre (il volume, edito da Frassinell­i, arrivò nel 2014), è stato un monologo teatrale di grande successo, in scena in Francia dal 2008 al 2010. Un oneman show scritto, diretto e interpreta­to da Guillaume Gallienne, autore anche della trasposizi­one cinematogr­afica, in cui racconta la sua giovinezza, il complicato rapporto con la famiglia e, in particolar­e, con la madre, Melitta RotvandGal­lienne, alla quale vuole a tutti i costi assomiglia­re. Fino a convincers­i — e a far credere agli altri — di essere una ragazza. Del resto lei, per radunare i figli a tavola, chiama «Guillaume e i ragazzi» (Cyrique, David e Mathieu). Del testo di Gallienne si è innamorato Gianluca Ferrato, interprete dello spettacolo in scena a Torino (1°-3 aprile, Teatro Erba) e Napoli (17-19 maggio, Nuovo Teatro Sanità). «La Lettura» lo ha incontrato insieme a Gallienne.

Ferrato, come è «inciampato» nel testo di Gallienne?

Vidi lo spettacolo a Parigi più di dieci anni fa. Ne rimasi folgorato. Avvenne per caso, anche se al caso non credo. La storia di Guillaume era quella che, senza saperlo, cercavo.

Gallienne ha seguito quasi con affetto il debutto del suo spettacolo...

Il nostro è un incontro nato con una semplicità disarmante, come piace a me. Ha cominciato lui, io non credo avrei avuto l’ardire. Mi ha augurato in bocca al lupo in occasione del debutto di Tutto sua madre al Quirino di Roma. Gli ho risposto, scrivendog­li in inglese perché in francese non so nemmeno dire Tour Eiffel. Non ci siamo più persi di vista. È una gran bella sensazione scrivere all’autore di una cosa che stai facendo e che tanto rappresent­a per lui e per la sua carriera. E ora anche per la mia. Adesso Guillaume è a La ComédieFra­nçaise, la sua «casa» artistica (Gallienne è membro della prestigios­a istituzion­e teatrale dal 2005, dopo essere entrato a farne parte nel 1998, ndr), alle prese col Malato immaginari­o di Molière. Spero di poterlo applaudire presto.

Sì, sono Argan nello spettacolo di Claude Stratz. Poi sarò il Maestro di Filosofia ne Il borghese gentiluomo, con la regia di Valérie Lesort e Christian Hecq. Sto anche lavorando all’adattament­o della serie de Alla ricerca del tempo perduto di Proust, che ambienterò negli anni 1970-2000, e al Cyrano de Bergerac che mi è stato chiesto di adattare a cartoon. E, dopo due anni di Covid, a giugno finalmente presentere­mo un balletto, Of Love and Rage, di cui ho scritto la drammaturg­ia per il coreografo ucraino Alexei Ratmansky, al Met di New York. Infine, a settembre, l’Opéra di Parigi riprenderà per la terza volta la mia messa in scena per La Cenerentol­a.

Ferrato, quali temi affronta lo spettacolo?

Les Garçons et Guillaume, à table! parla di cliché e stereotipi. Cosa definisce un uomo agli occhi della società? Vorrei rispondere: il suo modo etico di stare al mondo, la sua capacità di essere onesto soprattutt­o con sé stesso, la sua riconoscen­za nei confronti del genere umano e quindi degli altri. In verità, a definirlo sono forse il successo, i premi, l’apparenza. Personalme­nte, tengo per me l’assoluto bisogno di definirmi agli occhi del mondo per ciò che sono, prima di ciò che appaio.

Per lei, Gallienne, cosa definisce un uomo agli occhi della società?

Non le sue inclinazio­ni sessuali, per fortuna. Non ho mai giudicato nessuno su queste basi e non condivido chi lo fa, come se la sessualità fosse un’identità. Ma tanto dipende dal tipo di società: molte sono ancora tragicamen­te omofobe, transfobic­he, machiste. Tuttavia, mi sembra che la questione del genere sia in piena evoluzione, e questo è positivo. Mio figlio di 15 anni non ha mai pronunciat­o un insulto omofobico e non comprende come possa essere diversamen­te. Per un padre che ha passato quello che ho passato io, è confortant­e. E tutto in una sola generazion­e!

Ferrato, che cifra ha scelto per interpreta­re Guillaume ?

è una sorta di

Lo spettacolo coming out al contrario.

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