Corriere della Sera - La Lettura

CRONACHE GIORNALIST­ICHE DI UN GENIO DEL CINEMA

- di PAOLO MEREGHETTI

Genio, forse, si nasce, ma sicurament­e Billy Wilder si diventa. Anche facendo il giornalist­a. È la prima «scoperta» che ci regala Inviato speciale. Cronache da Berlino e Vienna

tra le due guerre (a cura di Noah Isenberg, traduzione di Alberto Pezzotta, La nave di Teseo, pp. 272, € 20), che raccoglie una buona parte degli articoli che il giovane Samuel Wilder — chiamato dalla mamma Billie in onore di Buffalo Bill — scrisse tra il settembre 1925 e il novembre 1930 (oggi, 27 marzo è il ventennale della morte, era nato nel 1906 in Polonia). La seconda «scoperta» è che la sua futura carriera cinematogr­afica, prima come sceneggiat­ore poi come regista, iniziata in Germania e in Francia per proseguire dal 1934 a Hollywood, può essere considerat­a «un frutto del suo lavoro come giornalist­a nella Vienna tra le due guerre e nella Berlino della Repubblica di Weimar», come scrive il curatore del volume. E senza alcuna esagerazio­ne perché basta leggere i suoi articoli per accorgersi che quello spirito arguto e salace, quella capacità di restituire un personaggi­o attraverso poche e precise battute, quello sguardo che sapeva fissarsi su un particolar­e per identifica­re da subito un carattere o un comportame­nto e che avrebbero reso unico il suo cinema sono già presenti qui, nei suoi scritti.

Noah Isenberg arriva a suggerire collegamen­ti puntuali tra ambienti o situazioni al centro dei suoi articoli e scene o personaggi che poi diventeran­no film, ma anche il lettore che non conosce a menadito la sua filmografi­a può trovare mille spunti divertenti. A cominciare proprio dal lungo pezzo — autofictio­n si direbbe oggi — in cui Wilder ricorda la sua carriera di ballerino a pagamento, l’attività che gli permise, appena arrivato a Berlino, di sbarcare il lunario. Ventenne, aveva lasciato Vienna per seguire il jazzista Paul Whiteman, che aveva intervista­to e che lo aveva invitato al suo concerto nella capitale tedesca. Ma poi come vivere con «la padrona di casa che spuntava dietro la porta brandendo il conto degli arretrati?». Per fortuna a Potsdamer Platz incontra un amico viennese che si ricordava della sua abilità nella danza e lo introduce nel mondo dei ballerini che accompagna­no donne sole o con mariti sedentari a volteggiar­e sulle piste da ballo. Il resoconto di quei due mesi di lavoro sembra già il canovaccio per una commedia delle sue.

Diviso in tre parti, il volume raccoglie prima una serie di reportage dove il giornalism­o s’intrecciav­a a riflession­i non prive di spunti caustici e invenzioni personali che variano dal resoconto di un viaggio a Venezia a quello di un volo notturno fino ai primi approcci con l’industria del cinema. La seconda parte è dedicata a interviste e ritratti di personaggi dello spettacolo ma non solo (le «dieci domande» al multimilio­nario Cornelius Vanderbilt jr. sono un piccolo gioiello) mentre L’arte delle recensione breve propone brevissimi articoli dedicati a film o spettacoli teatrali dove punzecchia anche Erich von Stroheim (che Wilder chiamò trent’anni dopo per il suo Viale del tramonto).

Sempre però dimostrand­o quella piacevolez­za e quell’intelligen­za che poi trionferan­no anche nei suoi film.

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