Corriere della Sera - Sette

DIMENTICAR­E MAASTRICHT IL CENSIS VEDE L’ERA DELLA «RIDONDANZA»

- DI DARIO DI VICO

Il Censis sa creare lessico come pochi. La parola su cui punta nella stagione del dopo-pandemia è «ridondanza». Spiega il direttore generale Massimilia­no Valerii: «In concreto vuol dire che bisogna sperimenta­re un modello nuovo, diverso da quello che abbiamo adottato nei 30 anni che sono passati dal trattato di Maastricht». Lo schema adottato finora si è basato sui bassi costi di produzione, sul contenimen­to dei salari, il freno alla spesa pubblica e il boom dell’export. «Ma questa strada ci ha condannato per lustri alla depression­e della domanda interna e a tassi di crescita risibili. Perché gli industrial­i potranno anche essere bravissimi a conquistar­e i mercati più lontani ma senza investimen­ti pubblici e aumento dei consumi un Paese industrial­izzato non si sviluppa, non migliora».

Dopo gli anni del rigore a senso unico, dunque, è arrivato il tempo di un’inversione a U, della ridondanza. «Del resto noi italiani non siamo un popolo frugale. Tutt’altro. Abbiamo un senso dello stile, del decoro, dell’ornamento che ci rende diversi e per certi versi unici. I mecenati del Rinascimen­to a loro modo hanno creato ridondanza e le straordina­rie opere architetto­niche di cui siamo ricchi rappresent­ano uno straordina­rio investimen­to pubblico capace di generare una redditivit­à protratta nel tempo. Pensiamo all’intatto fascino internazio­nale delle nostre città d’arte». La ridondanza, per Valerii, non avrebbe solo il merito di farci uscire dal meccanismo soffocante di Maastricht «ma avrebbe il pregio di ridare umore al Paese dopo l’afflizione della pandemia». Ma, obiezione e non da poco, l’Italia che vanta – si fa per dire – il terzo debito pubblico più grande del mondo può permetters­i un ciclo di ridondanza? «La misura del debito si calcola in rapporto al Pil», risponde Valerii, «bisogna dunque guardare sia al numeratore che al denominato­re. Il debito sul Pil migliora se migliora il Pil. E d’altro canto comprimend­o gli investimen­ti pubblici in questi ultimi dieci anni il debito non mi pare che sia calato».

Massimilia­no Valerii, 49 anni, abruzzese, è d. g. del Censis

IL D. G. VALERII: «SENZA CONSUMI E INVESTIMEN­TI NON MIGLIORIAM­O. LA LEZIONE RINASCIMEN­TALE»

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy