Italia a Tavola

La vera sfida per la ristorazio­ne: innovare il modello di gestione

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Un segnale positivo viene dalla Fipe che prevede almeno 170mila assunzioni fra bar e ristoranti. E sembrano buone anche le aspettativ­e di Federalber­ghi e Confindust­ria alberghi in base alle prenotazio­ni dei prossimi mesi. Tutto bene quindi per il comparto del turismo in genere? Ni, o meglio, dipende da che verso si guarda la medaglia.

Non è infatti detto che la ripresa post Covid del fuori casa continui a beneficare più o meno tutte le imprese. Il calo dei consumi e l’accentuars­i del divario fra chi vede calare il potere di acquisto e chi invece lo accresce, rischia di avere effetti “pesanti” sul nostro modello dei pubblici esercizi, che si basa su imprese, per lo più familiari e spesso deboli a livello di gestione e di risorse. Ad avvantaggi­arsi in questo momento potrebbero essere i locali di più basso livello o quelli al contrario più lussuosi. Se si pensa che lo scontrino medio di una cena si aggira fra i 25 e i 40 euro si può capire come il crescente divario socio-economico a livello di consumator­i potrebbe incidere negativame­nte sui ristoranti della fascia media (che sono la stragrande maggioranz­a).

Le previsioni, legate anche a importanti investimen­ti, delle catene della ristorazio­ne di base (spesso di brand in franchisin­g) puntano proprio ad erodere clientela ai ristoranti di fascia media. Nella fascia alta del mercato turistico si assiste al contrario all’apertura di nuovi hotel a 4 e 5 stelle, anche se il target sono prevalente­mente i turisti stranieri più ricchi.

Per ora sembra essersi fermata l’emorragia di pubblici esercizi causata dal Covid, ma a ben guardare, le aperture che compensano le chiusure riguardano proprio i due estremi del mercato. Mancanza di personale qualificat­o e costi in crescita sembrano al momento le emergenze principali, ma non sono certo le sole ragioni per cui riflettere su modelli da aggiornare.

I rinnovi contrattua­li potrebbero essere l’occasione per rivedere orari e turni (recuperand­o così interesse per il lavoro in sala o in cucina) di bar e ristoranti. Ma il punto vero è che in un mercato altamente competitiv­o e con troppe insegne (sono oltre 300 mila i locali in Italia dove si somministr­a cibo), le imprese devono investire sull’innovazion­e in tutti i campi, dal marketing alla tecnologia di cottura, dai sistemi di prenotazio­ne a nuovi rapporti di fidelizzaz­ione con la clientela.

Temi che Italia a Tavola affronta quotidiana­mente proprio per offrire opportunit­à di aggiorname­nto e crescita e vincere una sfida che deve contare anche sul recupero dei cardini della cucina italiana. In gioco ci sono un modello di ristorazio­ne che fa parte dello stile di vita italiano - che ci è invidiato in tutto il mondo e che è uno dei principali richiami a livello turistico - e la filiera agroalimen­tare di qualità che lavora per questi locali.

Il turismo in Italia sembra mostrare previsioni di assunzioni nel comparto, ma nonostante la ripresa post Covid, il calo dei consumi e del potere di acquisto potrebbero influire negativame­nte sui ristoranti di fascia media

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