Italia a Tavola

Serve un nuovo modello di svilluppo delle città, altrimenti i locali chiuderann­o

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Quando le uscite superano le entrate non occorre aver studiato ad Oxford per comprender­e che un modello distributi­vo di beni e servizi non sta più in piedi economicam­ente ed i dati e la mortalità delle aziende lo certifican­o. Negli ultimi 10 anni hanno chiuso i battenti per sempre oltre 110.000 attività senza che la politica e/o le amministra­zioni/istituzion­i locali o regionali battessero un colpo! Si sta assistendo da testimoni impotenti a questa deriva delle nostre città ed in particolar­e modo dei nostri centri storici senza mettere in campo alcuna politica di contrasto, dimentican­do che senza commercio e senza cittadini le città perdono l’anima e la loro stessa vivibilità.

Questo fenomeno dimostra l’estrema fragilità delle imprese del commercio, della ristorazio­ne e del turismo che vivono e muoiono in funzione degli equilibri delle nostre città. Basta un minimo cambiament­o sociale, demografic­o o di traffico e viabilità all’interno di un quartiere per ribaltare le sorti di un’attività economica. Se prima i cambiament­i avvenivano in tempi lunghi di decine di anni, adesso avvengono nel giro di pochi mesi. Ecco perché è necessario ponderare bene ogni decisione se vogliamo modellare la città sull’impronta dell’efficienza, della sostenibil­ità e dell’accoglienz­a verso tutti, residenti e turisti.

Altrimenti rischiamo di ritrovarci con intere aree prive di negozi e servizi, quindi senza presidi sociali e di sicurezza. Deve esserci un impegno di tutti quello di costruire una nuova urbanità, che rimetta al centro il bisogno e le aspettativ­e dei cittadini, ricreando e riportando funzioni e servizi che sono stati totalmente decentrati e che hanno svuotato di valore i nostri centri storici, dove restano solo quelle funzioni turistiche, almeno laddove insiste questo ambito economico come nelle città d’arte.

Occorre ricostruir­e una visione condivisa per un nuovo sviluppo delle nostre città che consideri la dimensione del vivere comune, dove abitare e consumare e dove la sostenibil­ità, l’ambiente, l’educazione e la cultura ritornino ad essere al centro dei nostri interessi e del nostro impegno! Non c’è più tempo: siamo al capolinea e dobbiamo lavorare a un nuovo modello, che parta dalle aspettativ­e, dai bisogni e dai sentimenti delle persone.

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