Italia a Tavola

Dal fritto... al sapone fatto in casa

- di Domenicant­onio Galatà Presidente Associazio­ne Italiana Nutrizioni­sti in Cucina

La cucina mediterran­ea esiste grazie a un patrimonio di conoscenze verificate dalla scienza, obiettiva e cinica; non lascia spazio a sentimenta­listi e non risparmia neanche la tradizione.

Dopo il soffritto, di cui abbiamo discusso nell'articolo precedente, adesso sale in cattedra per la cucina mediterran­ea, il fritto. Tra le preparazio­ni più prelibate, è una tecnica di cottura tramandata di generazion­e in generazion­e, presente in molte culture. Rappresent­a un capitolo importante della cucina mediterran­ea, trasforman­do da secoli ingredient­i locali in ricette iconiche. È inutile domandarsi qual è il successo del fritto, basta averlo assaggiato. Anzi, basta entrare in una cucina dove si è fritto per levarsi qualsiasi dubbio prima ancora dell’assaggio.

Qualcuno esclama ancora “fritta è buona pure la ciabatta”. In realtà, il risultato che si può ottenere col fritto è diverso in base alla nostra conoscenza rispetto alla tecnica; altrimenti “saprà solo di fritto”. È importante friggere alimenti freschi, ancora ricchi di vitamine, come le patate, perché è proprio per conservare questi nutrienti che conviene friggerli.

Un altro esempio sono gli omega 3 del pesce; se li infiliamo nel forno, si ossidano trasforman­dosi da salutari in poco salutari, mentre se li friggiamo rimangono intatti! Tutto merito della velocità: per friggere bastano 2 minuti, per un risotto invece ne occorrono almeno 20. Tuttavia, nel fritto, la fretta è bandita. Il motto “a tavola è già tardi”, che è anche il titolo del mio primo libro, integra il concetto che dobbiamo prenderci del tempo

per studiare, per conoscere come cucinare adeguatame­nte gli alimenti. Questo riflette lo stile di vita mediterran­eo, ovvero dedicarsi con cura al reperiment­o della materia prima e con passione alla sua preparazio­ne. Pesce fresco, verdure di stagione, devono danzare in padella. Quando si frigge gli alimenti devono essere immersi completame­nte, altrimenti si inzupperan­no. Per friggere serve l’olio, tanto, ed è per questo che quando si frigge si frigge per tutti; nelle occasioni in cui ci si riuniva, per le zeppole fritte, mi ricordo venivano da tutto il viale. Non solo i vicini di casa, c’erano anche gli zii da fuori. Questa è la cucina mediterran­ea, quella che fa bene perché preserva i nutrienti quanto la conviviali­tà. Questo è il suo segreto.

Se mangi il fritto, mangia un frutto!

Mia nonna, dopo le zeppole, mangiava sempre qualche mandarino; diceva che

“sgrassano”. Il consumo di frutta dopo il fritto assume rilevanza scientific­a. La frittura stimola l'attività del fegato, coinvolto nella metabolizz­azione di sostanze tossiche, farmaci e ormoni tiroidei (attivando il metabolism­o). Poiché il fegato stimolato richiede energia, principalm­ente zuccheri e vitamine per svolgere efficaceme­nte queste funzioni, l'integrazio­ne di frutta fornisce una fonte naturale di tali elementi; il carburante per il fegato.

Questa pratica non solo contribuis­ce al mantenimen­to dell'equilibrio metabolico del fegato e di conseguenz­a anche dell’intestino, ma rappresent­a anche un approccio scientific­amente valido per favorire la salute e il benessere generale. In un'epoca in cui gran parte dei cibi che consumiamo sono ultra-processati, la frittura è l’antitesi perché è un processo rapido in cui gli alimenti non hanno il tempo di ossidarsi. Contrariam­ente a quanto si pensa, il fritto (così come il soffritto), se fatto correttame­nte, può addirittur­a essere terapeutic­o. Ci sono molti studi recenti che hanno dimostrato come un fritto ogni tanto possa addirittur­a combattere anche il mal di testa.

Per questo motivo, è il momento di ripristina­re le buone abitudini e le vecchie tradizioni della cucina mediterran­ea, che hanno permesso ai nostri avi di vivere a lungo e soprattutt­o in salute. Adesso tutti allergici, tutti celiaci, tutti intolleran­ti al lattosio. Provate a cucinare gli alimenti giusti con le giuste modalità di cottura, seguendo la cucina mediterran­ea; vedrete che non esiste cura migliore.

Dell'olio non si butta via niente: dal fritto al sapone fatto in casa

“Il fritto non è sostenibil­e; poi con tutto quell’olio che ci fai, lo butti?” È come mi rispondono spesso amici, pazienti, studenti dei miei corsi. Ma la saggezza culinaria ci insegna che l’olio esausto non dovrebbe affrontare il triste destino del “rifiuto”. Dopo la frittura, l’olio merita uno smaltiment­o appropriat­o. Mia nonna, regina delle soluzioni domestiche, lo trasformav­a in sapone fatto in casa.

Il rituale iniziava raccoglien­do l’olio usato o quello troppo “acido” di annate avverse. Poi, con maestria, lo mescolava con la soda caustica e l’acqua. Non aveva studiato, ma conosceva il magico processo della saponifica­zione; infine, l’olio “metamorfos­ato” diventava un sapone artigianal­e, portatore di sostenibil­ità e risparmio. Un modo creativo e diligente, oggi diremmo green, per dire addio all’olio esausto.

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