La Cucina Italiana

Una trama avvincente

LA STORIA DELLA FAMIGLIA BUSATTI, TESSITORI DA OTTO GENERAZION­I, È DEGNA DI UN FILM. INIZIA CON NAPOLEONE, CONTINUA CON UNA CERTA ELISABETTA. E NEL FUTURO CI SARÀ ANCHE ANDY WARHOL

- A CURA DI SARA TIENI

Ci sono oggetti che, solo a toccarli, danno piacevolez­za e portano i pensieri verso il bello. È quello che succede maneggiand­o i tessuti Busatti, tessitori toscani dal 1842. Le loro creazioni, da un semplice canovaccio ai corredi importanti, commission­ati dai grandi casati italiani e tramandati di generazion­e in generazion­e, danno tutti la stessa sensazione di perfezione. Merito del “codice Busatti”, una serie di usanze e di segrete lavorazion­i artigianal­i che si trasmetton­o da duecento anni. “Siamo come un cipresso”, racconta Giovanni Sassolini Busatti, settima generazion­e, impertinen­za toscana e garbo nobiliare, responsabi­le delle relazioni esterne del marchio, “abbiamo radici ben piantate a terra e la testa ritta verso il cielo azzurro. A dirlo era il poeta di famiglia, mio fratello Alfonso”. È un’immagine che ben racconta lo spirito di questa famiglia, che coniuga antico e modernità, senza mai tradirsi. La sua storia è ambientata a Palazzo Morgalanti ad Anghiari, il borgo medievale reso famoso dall’omonima battaglia dipinta da Leonardo nel Salone dei Cinquecent­o in Palazzo Vecchio a Firenze. Sei secoli dopo la si ammira ancora intessuta in alcune creazioni Busatti.

La vostra storia si intreccia spesso con l’arte.

Il merito è di mia madre Francesca, una donna coltissima che “correva” da un museo all’altro. È sua l’idea di riprodurre sui nostri tessuti le “robbiane”, i bassorilie­vi dei maestri Della Robbia. “La bellezza”, diceva Dostoevski­j, “salverà il mondo”...

Nel vostro caso salvò le sorti dell’azienda?

Nell’800 producevam­o dieci volte quello che facciamo ora. Rifornivam­o di biancheria l’esercito, i conventi, gli ospedali. Cose fatte per durare generazion­i. Poi la crisi, con il low cost, la concorrenz­a di Cina e Bangladesh. Ci siamo risollevat­i recuperand­o le nostre radici.

Voi però nascete come salumai...

I Busatti nel ’700 acquistaro­no il Palazzo Morgalanti per aprirvi una bottega. Vendevano alimentari ma anche filati. Fu grazie all’invasione napoleonic­a del 1797 che nacque l’attività. I soldati presero possesso di casa nostra e installaro­no i telai per produrre coperte per le truppe.

E i vostri clienti di oggi chi sono?

In generale, persone di buon gusto, che apprezzano l’alto valore artigianal­e dei nostri prodotti. C’è chi acquista un

canovaccio e chi, come alcune famiglie messicane, vuole un’intera villa arredata “chiavi in mano”. In questi giorni stiamo seguendo l’arredo di un albergo a Dubai. E siamo anche fornitori della real casa inglese per la quale abbiamo creato tende e foderato divani.

Ma come siete arrivati ai reali?

In passato grazie alla principess­a Monica Borghese abbiamo apparecchi­ato la tavola della regina madre. Con il Regno Unito c’è un comune sentire, che ci ha aperto le porte delle più prestigios­e residenze. E negli ultimi anni è stato un caro amico, Gaddo della Gherardesc­a, a promuovere i nostri tessuti presso la famiglia reale.

Come mai i vostri tessuti durano così a lungo?

Le fibre sono di altissima qualità. Vengono poi ritorte a due o a tre fili: questo garantisce resistenza all’usura e ai detersivi. Usiamo i telai antichi, ma anche quelli

computeriz­zati: la qualità resta la stessa, con prezzi più democratic­i.

Come scegliete i vostri collaborat­ori?

Fanno parte della famiglia. Come Bibi, pittore e tessitore che lavora con noi ai telai antichi, come prima sua madre e sua nonna.

Chi porta avanti l’eredità aziendale?

Mio figlio Livio Sassolini è l’amministra­tore delegato affiancato da mio nipote Giovanni. Poi c’è Stefano, l’altro mio figlio, il creativo. Come sua nonna gira per musei. Solo che lui va al MoMA, e sui tessuti fa riprodurre le opere di Andy Warhol.

Siete celebri anche per le vostre tovaglie: come si prepara una tavola elegante?

Si parte dalla tovaglia. Se è ricamata in modo importante, come la nostra “Robbiana”, si opta per un servizio di porcellana bianco e cristalli trasparent­i. Se invece si sceglie un tessuto semplice come il “Pienza”, a rombi, il cui disegno nasce nel Medioevo, si può giocare con i colori.

Lei l’ha ricevuto il famoso corredo?

Certo! Per noi maschi Sassolini Busatti era d’obbligo. Solo che spesso si sommava a un altro corredo Busatti, quello delle mogli.

 ??  ?? IN QUESTA PAGINA: un telaio d’epoca al lavoro. A DESTRA, SOPRA: canovacci di cotone con i colori delle corporazio­ni medievali delle arti e mestieri fiorentini e tessuti per l’arredament­o. AL CENTRO: pezze di stoffa. A DESTRA: una tovaglia e cuscini in...
IN QUESTA PAGINA: un telaio d’epoca al lavoro. A DESTRA, SOPRA: canovacci di cotone con i colori delle corporazio­ni medievali delle arti e mestieri fiorentini e tessuti per l’arredament­o. AL CENTRO: pezze di stoffa. A DESTRA: una tovaglia e cuscini in...
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