Editoriale
Anni fa feci un viaggio nel mar dei Caraibi. Una volta a Milano, trovai una bottiglia di rum nella mia valigia. Ora: io compro sempre cibo e vino quando viaggio (da Amalfi sono riuscita a portare le mozzarelle e una pianta di basilico), ma la cosa strana è che quella bottiglia non l’avevo comprata io. Era scivolata nel mio bagaglio, suppongo in seguito a qualche controllo. Un’altra volta, tornando dall’Argentina, mi feci promettere da un addetto della dogana dell’aeroporto che la bottiglia di Malbec che mi stava sequestrando (avevo dimenticato di spedirlo) se la sarebbe bevuta alla mia salute e non l’avrebbe buttata via. Quando torno a casa, qualcosa di buono viene sempre con me. Vi ricordate il reportage a Helsinki pubblicato un paio di anni fa? Nel mio frigo, dopo, comparvero aringhe e salse di colori improbabili, e la
sera stessa riunii la famiglia per un assaggio di Finlandia, un viaggio di sapori per chi non si era spostato da Milano. Quando trascorro le vacanze in Italia, portare cose buone è anche più semplice (ne abbiamo davvero tante) e significa aggiudicarsi l’amore eterno di vicini e parenti che hanno la fortuna di assaggiarle. Un cucuncio di Salina sul palato e ti arriva subito il gusto dell’isola, il sale del Mediterraneo e la gioia solare delle Eolie. O ancora parliamo delle melanzane sott’olio siciliane, i pomodorini calabri, l’olio extravergine di oliva... Questi sì che sono souvenir. P.S. Non ho mai avuto il coraggio di aprire la bottiglia di rum. È ancora nella mia credenza.