L’arte del ricevere
Invito dalla marchesa Eroli a Narni per un assaggio di cucina umbra autentica in uno dei luoghi più pittoreschi (e più dipinti) dai viaggiatori del passato
Una torta al mulino La marchesa Eroli
Tra Sei e Ottocento ogni uomo di cultura europeo doveva compiere almeno un viaggio in Italia e una delle mete più suggestive del Grand Tour era il Ponte di Augusto sul fiume Nera nei pressi di Narni, in Umbria. Per secoli la famiglia Eroli è stata sovrintendente di questo tratto della via Flaminia, con una stazione di posta per il ristoro e il cambio dei cavalli, e oggi custodisce la memoria del luogo e le sue tradizioni.
La marchesa Giovanna Eroli ci apre le porte della sua casa. «Appartiene alla nostra famiglia dal XV secolo e un documento del 1595 attesta che Giovanni Andrea Eroli, commendatore e cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano, possedeva nella sua proprietà “due molini al fianco del Ponte di Augusto a Narni”». Per cinquecento anni le loro pale hanno raccolto le acque del fiume Nera, azionando i macchinari per la molitura del grano e delle olive. «Nel 1980 il mulino è stato trasformato in una casa privata, ma continuiamo comunque le colture tradizionali di grano e girasoli. Il giardino che si
affaccia sul ponte è stato realizzato sotto la supervisione di mia madre. Riceviamo molte visite anche per la particolarità delle sue rose».
A indicarci la strada, arrivano due pastori abruzzesi che rimarranno a sonnecchiare mentre un piccolo jack russell ci controlla più da vicino. L’atmosfera è fiabesca, il tempo sembra scandito solo dallo scorrere delle acque del Nera: facile immaginare come il posto abbia ispirato nei secoli l’estro di pittori e disegnatori. Ma gli Eroli hanno dato un contributo importante anche all’arte della tavola. Oltre a un libro di ricette, l’antenato Giovanni, invitato a pranzo dallo zio di Napoleone, il cardinale Joseph Fesch, lascia una descrizione dei cibi e dell’apparecchiatura: «Tovaglia damascata e figurata con uccelli, grappoli d’uva e altre vaghezze…».
Entriamo nella stanza più luminosa, la cucina. La signora Carla sta aiutando Giovanna: «Di solito impasto da sola (per me è il modo migliore per togliere lo stress!), ma questa volta non volevo riempirmi di farina prima delle foto!».
Assistiamo alla preparazione dei manfricoli, pochi ingredienti essenziali
e un sapore pieno: si abbinano ottimamente alla raffinatezza con cui è preparata la tavola, servizio Wedgwood, bicchieri francesi, tovaglia di lino e le immancabili statuine di porcellana Beswick, storica manifattura inglese, che raffigurano dei cavalli, l’altra passione di famiglia. «Mio padre aveva un maneggio e mia figlia è stata per tre anni campionessa di horseball (simile al pato argentino, ndr)».
Dopo la pasta ci aspetta uno spezzatino; di solito in settembre Giovanna cucina le salsicce (la norcineria umbra è strepitosa, si sa) all’uva, ma per noi ha voluto provare una variante… Mentre i piatti prendono forma, viene la tentazione di accendere la brace nel grande camino in cucina. Chissà quanta carne ci avranno arrostito in cinque secoli!
Prima del nostro arrivo Giovanna ha preparato anche una crostata alle more. Per tutte le riprese sembra guardarci. Alla fine è difficile resistere… «I miei figli vivono a Londra», ci incoraggia la marchesa, «così devo pur trovare chi mangi i miei piatti: per questo ho sempre la casa piena di amici!». Lo siamo diventati anche noi, intorno a questa tavola, bella e schiettamente buona, alla maniera umbra.