La mia vita con un cuoco
Cominciamo dagli orari, per tutti un gioco di incastri. È così anche per voi? Nessun incastro complicato, ma perfetta sintonia. Nel lavoro al ristorante e nei momenti di relax che ci ritagliamo. Per esempio? A colazione, momento sacro. Ciccio mi porta il caffè con una rosa raccolta nel giardino di casa (è un giardiniere scrupoloso, a Ragusa ha un terreno terrazzato con erbe aromatiche, rose, alberi da frutta, ndr). Finito il lavoro e senza più parlarne, nella nostra casetta al mare a Donnalucata. Stacchiamo il telefono e ci siamo solo noi. Chi cucina a casa e che cosa? Ciccio. Al mare prepara il pesce, a Ragusa si dedica al bbq. Piatti semplici, senza costrizioni, una cucina dell’anima. Ciccio l’ha conquistata con un piatto? Sì, eravamo al mare: pesce crudo (non sushi, eh!). Tonno, ricciola, gamberi rossi e scampi conditi con peperoncino, olio extravergine d’oliva e limone. C’è un piatto che vi unisce? Lo «spaghetto di mezzanotte» a fine servizio (che non è mai a mezzanotte): aglio, olio, peperoncino, prezzemolo e caciocavallo ragusano. Con un bicchiere di Nero d’Avola o di Champagne. Che cosa non manca mai a casa? Olio extravergine d’oliva, bottarga di tonno rosso e formaggio ragusano. E le nostre conserve di pomodoro, capperi, olive. Ospiti inattesi? Il pane che impastiamo noi, un filo di olio, pomodori e capperi: serve altro? Lei cucina? Solo per Natale, faccio le focacce. A Ciccio piacciono molto, ne va fiero. Che cosa le ha insegnato suo marito? A essere leader: saper guidare ascoltando. E Ciccio che cosa ha imparato da lei? A smussare gli angoli, a ritornare sulla terra senza cadute brusche, conservando l’equilibrio.