Corriere della Sera - La Lettura

Argini e polvere bussola della pianura

Esordi Né solo racconti né vero romanzo: «A misura d’uomo» di Roberto Camurri è un affresco esistenzia­le della Bassa padana

- Di CRISTINA TAGLIETTI

Il mare non bagna Fabbrico, paese affondato nella pianura Padana, poco più di 6 mila abitanti in provincia di Reggio Emilia. Lunghe strisce di asfalto che tagliano la campagna, argini, polvere, neve: la «grazia o il tedio a morte» del vivere in questa provincia ha prodotto nel corso degli anni una sua letteratur­a (a pochi chilometri c’è la Correggio di Pier Vittorio Tondelli) e generato scrittori che hanno coltivato o il registro comico-brillante o quello malinconic­o. Roberto Camurri, esordiente lanciato da NN, sceglie il secondo come tono dominante di questo misura d’uomo, un libro che non è né un romanzo né una raccolta di racconti, ma un insieme di quadri tutti legati tra loro, prima di tutto dal paese stesso. Il West sembra lì, a portata di mano, nutrito dalle letture, dai paesaggi di un immaginari­o americano che Camurri non nasconde.

È su quelle strade, in quel bar, in quella piazza, in quelle case sperdute in mezzo alla campagna che si incontrano i protagonis­ti e le loro vite si intreccian­o. A cominciare da Davide, Valerio, Anela, le tre figure principali legate tra loro in un triangolo di amicizia, amore, morte. Il loro destino è già tutto tracciato nel primo racconto, Sassi, ma per capirlo davvero bisogna affrontare anche la Polvere, l’Erba, l’Asfalto, il Buio, il Ghiaccio, insomma gli altri dieci quadri di questo polittico. Come America oggi, il film che Robert Altman trasse dai racconti di Raymond Carver, anche A misura d’uomo procede infatti per sequenze. Camurri non segue un ordine cronologic­o, è abile a costruire una rete di rimandi e di flashback, facilitato dal non avere l’onere di una struttura romanzesca complessa. La cornice tiene insieme tutto, anche se la scelta di procedere per ritratti lo porta a incorrere, talvolta, in certo bozzettism­o.

Sono le scelte non fatte, i deragliame­nti dell’anima, il peso dei sensi di colpa, i tentativi di fuggire al proprio destino e l’impossibil­ità di farlo la sostanza di cui è fatto questo libro in cui la terra, i campi, il bar dove bere un caffè o una sambuca, le strade vuote, l’autobus che collega Fabbrico a Brescello (non c’è la grande città in quest’orizzonte) costituisc­ono un rispecchia­mento concreto, materiale, del piano esistenzia­le.

Camurri lavora principalm­ente sulle

Adinamiche di coppia: non soltanto Anela e Davide e poi Anela e Valerio, ma anche Mario (che di Davide è il fratello) ed Elena. E il fratello di Anela che fa l’operaio ma vorrebbe disegnare e si ritrova al bar con Davide mentre affonda nel bicchiere la giovinezza, l’amore, il matrimonio incollato, alla fine, soltanto da un cane femmina di nome Salvo. Sono lui e lei, senza nome, i protagonis­ti di un racconto in autogrill, Asfalto, forse il più riuscito del libro, che è un esplicito omaggio a Stephen King, dove Camurri trova un perfetto equilibrio di scrittura tra suspense, atmosfera e capacità di scavo psicologic­o.

L’amore è il filo sottile a cui sono aggrappati tutti i personaggi: Maddalena, che aveva giurato che non avrebbe mai avuto figli, e Paolo, che ha la barba lunga e nera e suona il basso in un gruppo metal. Anche la barista Bice e l’ex partigiano Giuseppe (non come Garibaldi, ma come Mazzini «perché a me son sempre piaciuti più quelli che ci provano di quelli che ci riescono»), i due ottantenni a cui Camurri affida, in un libro per certi versi generazion­ale (i personaggi principali potrebbero essere intorno ai quaranta), il compito di memoria storica di Fabbrico e del ruolo del paese durante la Liberazion­e. Lo scrittore racconta bene la vecchiaia, la naturalezz­a con cui si possono nascondere le passioni, il corpo che cede e lo spirito che resiste, l’orgoglio e l’incapacità, per chi come Giuseppe è stato un eroe, di badare a sé stessi. E se le pagine in cui Valerio aiuta il vecchio perso nella neve a ritrovare la strada di casa, il conforto della stufa e di un bagno caldo, rendono con efficacia tutte le sfumature di un rapporto fatto di abbandono, pudore, dignità, bisogno, meno risolte da un punto di vista narrativo sono le successive, con la celebrazio­ne dell’anniversar­io dell’azione partigiana e il compimento del destino di Giuseppe.

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