La Cucina Italiana

OLIVE DA TAVOLA

C.O.

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Chi pensa che «un’oliva non è altro che una pallina senza importanza in fondo a un Martini» – come scrive Mort Rosenblum in Storia delle olive edito da Donzelli – sia pronto a ricredersi. Riduttivo è anche pensarla solo come il frutto dalla cui spremuta si ottiene uno dei prodotti più identitari della nostra cucina. L’Italia è patria della biodiversi­tà anche tra gli ulivi col suo record di 533 cultivar da olio (la Spagna, primo produttore mondiale, ne ha solo 70) e circa 80 varietà per le olive da mensa, tra cui quattro Dop. Al Nord spopola sulle tavole la piccola Taggiasca, al Sud la calabrese Carolea. I curiosi nomi di alcune richiamano le forme: la Giarraffa siciliana è detta Cacata di chioccia; la pregiata Cucco abruzzese è nota come Coglioni di gallo. È invece più Gentile – anche di sapore – la Majatica di Ferrandina (Basilicata), solitament­e essiccata. Il colore dipende dal momento della raccolta: se raccolte acerbe sono verdi, mentre sono nere quelle giunte a maturazion­e completa; a metà ci sono le sfumature violette, quando cioè l’invaiatura, ovvero il cambio del colore associato al grado di maturazion­e, non è ancora terminata. Diversi i metodi per eliminare il pungente sapore amaro: in salamoia (acqua e sale); sott’olio; ricoperte completame­nte di sale in barattoli chiusi; al forno, infine, per velocizzar­e (ma dopo averle addolcite per dieci giorni in acqua).

ANTICHE TESTIMONIA­NZE

Nel II secolo a.C. Catone scrisse un saggio su come conservarl­e. Tre secoli dopo l’agronomo romano Columella le aromatizza­va con aceto, mosto, lentisco e semi di finocchio. VARIETÀ Circa 80, di cui 4 Dop: l’Ascolana del Piceno (impanata, ripiena e fritta), la grossa e carnosa Bella della Daunia (verde o nera, conosciuta anche come Cerignola), la Nocellara del Belice (ottima anche per l’olio), la Gaeta dal colore rosa‑violetto. LAVORAZION­I Con la soda e la salamoia per le olive verdi; con salamoia per olive verdi, cangianti e nere; con sale secco per olive verdi e nere.

DEGUSTAZIO­NE Per valutare la qualità di un’oliva da mensa, si consideran­o le sensazioni salate, amare, acide poi durezza e fibrosità. In bocca deve essere croccante e il nocciolo si deve staccare facilmente.

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