Sale e Pepe

Il tempo delle rose

UN’ANTICA TRADIZIONE DELL’ENTROTERRA LIGURE: UNO SCIROPPO DI ROSE TANTO PREZIOSO DA DIVENTARE PRESIDIO SLOW FOOD. E POI ALTRE DELIZIE CON I PETALI E IDEE SFIZIOSE PER LA TAVOLA DI PRIMAVERA

- ritratto di Michele Tabozzi, foto delle ricette di Francesca Moscheni, in cucina Antonella Pavanello Laura Maragliano

Petali d’eccellenza dalla tradizione dell’entroterra ligure

Chi percorre spesso (come me) o talvolta la A7 in direzione di Genova o Milano non può fare a meno di superare la galleria dei Giovi, spartiacqu­e tra la pianura e il Mar Ligure. Un po’ prima o un po’ dopo il passo, secondo la direzione, c’è l’uscita di Busalla, che passa inosservat­a al viaggiator­e. Tuttavia, chi esce qui e supera la cittadina e le zone industrial­i, s’inoltra nell’alta Valle Scrivia. La sua parte orientale, un tempo meta di villeggiat­ura della borghesia genovese, con i suoi prati e i suoi boschi di castagno appartiene al Parco Naturale Regionale dell’antola, ed è una delle zone più suggestive dell’appennino ligure: qui dal XVII secolo circa si coltivano le rose per farne sciroppo. Come, quando e perché non si sa, ma tra Genova, il Genovesato e le rose c’è sempre stato uno stretto rapporto, tanto da diffondere l’usanza di lavorare i petali per farne dolci specialità, come riportano documenti del ‘600 e dell’800. Ancora oggi lo testimonia­no nel capoluogo ligure lo sciroppo di rose prodotto dall’antica Farmacia Sant’anna dei Frati Carmelitan­i Scalzi (1650) o la storica confetteri­a Romanengo, che dal 1780 produce pastiglie, zuccherini, petali di rosa canditi etc.. L’altitudine, l’umidità e la particolar­e escursione termica dell’alta Valle Scrivia hanno fatto sì che da secoli alcune varietà di rose antiche come la rugosa o la muscosa trovassero qui il loro habitat ideale. Coltivate come piante da siepe per delimitare gli appezzamen­ti di terra destinati alla coltivazio­ne degli ortaggi, erano raccolte da metà maggio a giugno dalle donne per uso casalingo e farmaceuti­co. Non esisteva un commercio di questi prodotti, ma talvolta solo uno scambio di talee per assicurars­i la continuità della produzione. Nel 2000, con il contributo di enti locali come la Provincia di Genova, la Comunità montana e il Parco dell’antola, è nata l’associazio­ne “Le Rose della Valle Scrivia” (www.rosedellav­allescrivi­a. altervista.org), con il compito di recuperare le antiche cultivar e riportare in auge la produzione di sciroppo di rose della valle, che è diventato presidio Slow Food. Quando passate per l’a7 all’uscita di Busalla fate un pensiero: ogni anno nella seconda settimana di giugno si tiene la “Festa delle rose”, e le aziende agricole che appartengo­no all’associazio­ne aprono al pubblico i roseti e propongono assaggi dei loro prodotti. Un motivo in più per scoprire una piccola parte di Appennino e riscoprire un prodotto che non vuole essere più d’antan.

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