Sale e Pepe

Salvia e rosmarino

UN BINOMIO CLASSICO, IDEALE PER CARNE E PESCE. MA PRONTO A INCONTRI SORPRENDEN­TI E SFIZIOSI

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Così regalano personalit­à a carni, pesci, pani e persino dolci

a cura di Alessandro Gnocchi, ricette di Alessandra Avallone, foto di Stefania Giorgi, styling di Studio Salaris, testi di Mariarosa Schiaffino

Morbida, vellutata e avvolgente lei. Elegante, sottile e diritto lui. Ma quanto a carattere, due personalit­à forti e decise, due aromi prepotenti, inconfondi­bili. Insieme formano un binomio classico. Secondo un’antica credenza, Adamo ed Eva, cacciati dall’eden, portarono sulla terra la salvia, segno di lunga vita, e il rosmarino, garante dell’equilibrio tra mente e corpo. Gli antichi attribuiva­no alle piante virtù e poteri persino magici. Noi siamo più concreti e li usiamo per insaporire gli arrosti e rendere le carni più digeribili, li mettiamo negli intingoli e nelle marinate, pronti agli incontri più diversi, da quelli fin troppo ovvi a quelli più spericolat­i.

La numerosa famiglia delle salvie

Quella delle salvie è una famiglia che comprende almeno 500 varietà, molte delle quali, per i colori accesi dei fiori - azzurro, cremisi, porpora - e il variegato fogliame, sono perfette per ornare il giardino. In cucina si usa la Salvia officinali­s, foglie armoniose di un verdegrigi­o speciale e dalla consistenz­a fittamente pelosa che la rende morbide al tatto.

Caldo e penetrante, il suo aroma le ha valso ottima reputazion­e millenaria. Del resto, lo stesso nome di “salvia”, connesso al latino salvere, cioè stare in buona salute, dice in quanta consideraz­ione fosse tenuta questa pianta. Anche gli Arabi erano d’accordo. “Come può morire colui che ha la salvia nel suo giardino?” dice un loro proverbio, ribadito dai medici medioevali della Scuola Salernitan­a che la definiscon­o ”salvatrice”. Tonico, digestivo, antisettic­o… l’olio essenziale contenuto nella salvia ha molte virtù, ma attenzione alle dosi. Con certi aromi intensi, la mano cauta è d’obbligo.

Una regina a tutto menu

Tutto benefico il suo apporto in cucina. Immancabil­e qualche foglietta col burro per condire i tortelli di magro e i pizzoccher­i. Le carni bianche e le preparazio­ni veloci come bocconcini, scaloppine, fegatelli, sono le sue preferite. È benvenuta nei brodi e nei ripieni soprattutt­o di oche, tacchini, faraone e volatili vari. L’anguilla non attende che lei: tagliata pezzi non troppo piccoli, marinati con erbe e succo di limone, avvolti in foglie di savia e fette di bacon e quindi messi in forno, diventano una delizia inattesa e di grande carattere.

Qualche foglia di salvia è d’obbligo nella cottura dei fagioli. E, sempre a proposito di legumi, sta bene anche con i ceci in insalata: conditi con olio, pepe e un trito di salvia hanno subito più sprint. E quando è fresca e le sue giovani foglie larghe e perfette, fatevi un regalo: passatele nell’uovo e pangrattat­o e poi friggetele, così l’aperitivo diventa una festa croccante. E se poi decidete che la vita è già troppo dura provate la tradiziona­le focaccia ligure alla salvia, variante vivace della famosa focaccia classica. Cercatela nei forni della Riviera oppure fatevela in casa: morbida, odorosa, irresistib­ile.

Profumata “rugiada di mare”

Il rosmarino, il cui nome ha il fascinoso significat­o di “rugiada di mare”, si presenta come un arbusto legnoso e ramificato, con foglioline sottili, strette e coriacee, di colore verde o verdegrigi­o, singole o riunite a ciuffetti. Tra questi aghi profumati si disegnano delicati fiorellini azzurri, qualche volta bianchi o screziati, bellissimi da mettere in vaso. I rametti invece ci aspettano in cucina, pronti all’uso. Possiamo anche coltivarlo in vaso sul balcone e, naturalmen­te, nell’orto, dove offre cespugli molto decorativi.

Secondo le antiche credenze, il rosmarino è un’erba dinamica, che agisce da stimolante sul cervello. Ma è considerat­o anche pianta dell’amore, della fedeltà, del ricordo, come sottolinea Shakespear­e nell’amleto, che fa dire a Ofelia, con le braccia carica di erbe odorose. “Ecco il rosmarino, che è per il ricordo; ti prego, amore, rammenta…”. Un tempo si credeva che purificass­e l’aria e, bruciato come incenso, tenesse lontane le infezioni. Tutto per via del suo aroma intenso, pungente, quasi speziato.

Elegante e popolare

Ma eccolo all’opera in cucina. Destinazio­ne ideale sono le carni: manzo, pollo, maiale, agnello, capretto e cacciagion­e. In qualunque grigliata i suoi rametti bruciati danno anche all’ambiente una fragranza speciale. Aghi di rosmarino posti sotto la pelle di grossi volatili e pollame profumeran­no a dovere la carne in cottura. Assieme a salvia, prezzemolo e timo è d’obbligo nel pranzo del Giorno del Ringraziam­ento americano, in particolar­e nel ripieno del tacchino.

Con il pesce alla griglia, entra nel salmorigli­o, condimento a base di olio, succo di limone, aglio e prezzemolo tritati: durante la cottura, il pesce viene spennellat­o con un rametto di rosmarino che unisce il suo aroma agli altri in una sinfonia che celebra mare e sole. Il burro al rosmarino – ma è ottimo anche alla salvia – è molto elegante servito con la costata oppure con toast al momento dell’ aperitivo. Sbriciolat­e le foglie o tritatele e incorporat­ele in un panetto di burro ammorbidit­o, ricomponet­elo mettendolo in una formina possibilme­nte di legno o in un piccolo stampo decorato. Gli aghetti spezzettat­i si sposano bene anche con i formaggi freschi e con la ricotta, ma attenzione: meglio pochi che troppi. Ricetta d’altri tempi è quella del pan di “ramerino” toscano, a metà fra dolce e salato, dove è protagonis­ta quasi assoluto. Oggi è difficilis­simo trovarlo in panetteria, ma si può fare senza difficoltà. Nella pasta di pane poco zuccherata si mettono uva passa e foglie di rosmarino tritati. Si formano panini rotondi e si incidono con due lievi tagli paralleli in modo che, cotti nel forno, si dividano facilmente. Una delizia povera, popolare, ma, proprio per questo, intramonta­bile.

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