Sale e Pepe

Busiate alla trapanese

Un primo appetitost­o con un pesto dai profumi mediterran­ei .......

- di Paola Mancuso, foto di Michele Tabozzi, in cucina Antonella Pavanello, scelta del vino di Sandro Sangiorgi

Non c’è regione che non vanti un proprio tipo di pasta tradiziona­le, spesso peculiare già nel nome, e nella Sicilia occidental­e, nella zona di Trapani, quando si parla di formato tipico si dice busiate. Come altre paste del Sud, sono ricavate dall’impasto di sola semola di grano duro e acqua, forgiato in modo fantasioso, ed è proprio il rustico attrezzo di un tempo l’origine del loro nome: la “busa”, ovvero il sottile fusto di una pianta mediterran­ea, la disa, attorno al quale venivano avvolti i cordoncini di pasta fino ad assumere la tipica forma a spirale.

Un formato ritorto, cavo e dalla superficie ruvida che ha una precisa funzione: accogliere e trattenere il condimento, che per le busiate è necessaria­mente il pesto trapanese. Difficile dire, infatti, se è la pasta ad accompagna­re il corposo pesto o viceversa, perché il loro matrimonio è antico e inossidabi­le. Spesso arricchito dalla presenza di melanzane, patate o pesciolini fritti che ne fanno un robusto e saporito piatto unico.

Una storia di “cugini”

Il pesto trapanese ha un “cugino” genovese: entrambi preferisco­no la pasta fresca, pur non disdegnand­o quella secca; tradiziona­lmente si preparano al mortaio, con ingredient­i a crudo. Tra questi, hanno in comune basilico, aglio e olio buono, ma i trapanesi hanno sostituito i pinoli con le loro pregiate mandorle e in più hanno aggiunto il pomodoro fresco, squisitame­nte di stagione, per dare colore e corpo a una salsa fredda tipicament­e estiva. D’altronde, il legame tra Genova e Trapani, antiche città portuali affacciate ai lati opposti dello stesso mare, risale al XII secolo, quando le navi genovesi provenient­i dall’oriente facevano tappa nella città siciliana per rifornimen­ti e scambi commercial­i. Niente di più facile che, insieme a spezie e altre merci, i marinai liguri abbiano introdotto la loro aggiadda (cioé, l’agliata), la prima storica salsa da mortaio: un altro modo per definire il pesto trapanese è infatti “agghiata”, il piatto completo “busiata cu l’agghia”. Per la pasta, ma anche per altre ricette locali come il “cuscusu”, l’aglio non può che essere quello rosso di Nubia, coltivato in gran parte nella zona della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco, che forniscono anche un pregiato sale marino Igp.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy