Gita al faro
Piccolo tour dei più scenografici “guardiani del mare” lungo le coste italiane tra storia e piatti locali...
La loro luce, insieme a quella delle stelle, è stata a lungo l’unico riferimento per i naviganti. Sarà per questo che i fari rappresentano nel nostro immaginario e nel lessico un simbolo positivo di guida e di forza, nel loro fronteggiare le mareggiate più violente con impavida saldezza. Lungo le nostre coste se ne contano circa 160, e molti sono mete turistiche di grande fascino. Alcuni, maestosi e severi, sono stati costruiti a guardia dei porti delle nostre più antiche città marinare; altri, piccoli e in fusione perfetta con la natura, sorgono in splendida solitudine su scogli selvaggi. Come il faro di Capo d’otranto, all’estremità più orientale della nostra penisola. Meta tradizionale dei romantici che a Capodanno vogliono assistere alla prima alba “italiana”, si raggiunge percorrendo un sentiero tra scogli e macchia mediterranea, per contemplare la distesa marina fino alle coste albanesi, nel silenzio rotto solo dal frangersi delle onde. Dopo un periodo di abbandono, il faro è stato restaurato e il 31 dicembre del 2005 è tornato funzionante. Per via dell’avanzare delle moderne tecnologie di navigazione, infatti, molti “guardiani del mare” non sono più presidiati dai faristi e versano in condizioni precarie. Per salvarli dal degrado e valorizzarne la valenza storica, da alcuni anni il Demanio li assegna in concessione a privati che ne assicurano la tutela e il recupero.
Un buon esempio di riqualificazione è il faro di Capo Spartivento, a sud della Sardegna, riconvertito in una lussuosa guest house che ha mantenuto in funzione la lanterna, della portata di 18 miglia. Tra i fari più antichi dell’isola, sorge su un promontorio granitico a picco sul mare che si apre su squarci di panorama spettacolari. Svolge ancora la sua funzione originaria anche l’imponente faro della Vittoria, a Trieste. Fu costruito negli anni ‘20 per indicare la rotta a chi naviga nel golfo, ma anche per commemorare i caduti durante la Prima Guerra mondiale, come ricorda l’ancora alla base della torre, che la tradizione attribuisce all’audace, prima nave della Regia Marina ad attraccare a Trieste quando questa passò all’italia, nel 1918. La torre (70 m, 115 m sul livello del mare) è tra le poche in Italia accessibili al pubblico.