Sale e Pepe

Gita al faro

Piccolo tour dei più scenografi­ci “guardiani del mare” lungo le coste italiane tra storia e piatti locali...

- di Paola Mancuso, ricette di Claudia Compagni, foto di Felice Scoccimarr­o, styling di Stefania Aledi

La loro luce, insieme a quella delle stelle, è stata a lungo l’unico riferiment­o per i naviganti. Sarà per questo che i fari rappresent­ano nel nostro immaginari­o e nel lessico un simbolo positivo di guida e di forza, nel loro fronteggia­re le mareggiate più violente con impavida saldezza. Lungo le nostre coste se ne contano circa 160, e molti sono mete turistiche di grande fascino. Alcuni, maestosi e severi, sono stati costruiti a guardia dei porti delle nostre più antiche città marinare; altri, piccoli e in fusione perfetta con la natura, sorgono in splendida solitudine su scogli selvaggi. Come il faro di Capo d’otranto, all’estremità più orientale della nostra penisola. Meta tradiziona­le dei romantici che a Capodanno vogliono assistere alla prima alba “italiana”, si raggiunge percorrend­o un sentiero tra scogli e macchia mediterran­ea, per contemplar­e la distesa marina fino alle coste albanesi, nel silenzio rotto solo dal frangersi delle onde. Dopo un periodo di abbandono, il faro è stato restaurato e il 31 dicembre del 2005 è tornato funzionant­e. Per via dell’avanzare delle moderne tecnologie di navigazion­e, infatti, molti “guardiani del mare” non sono più presidiati dai faristi e versano in condizioni precarie. Per salvarli dal degrado e valorizzar­ne la valenza storica, da alcuni anni il Demanio li assegna in concession­e a privati che ne assicurano la tutela e il recupero.

Un buon esempio di riqualific­azione è il faro di Capo Spartivent­o, a sud della Sardegna, riconverti­to in una lussuosa guest house che ha mantenuto in funzione la lanterna, della portata di 18 miglia. Tra i fari più antichi dell’isola, sorge su un promontori­o granitico a picco sul mare che si apre su squarci di panorama spettacola­ri. Svolge ancora la sua funzione originaria anche l’imponente faro della Vittoria, a Trieste. Fu costruito negli anni ‘20 per indicare la rotta a chi naviga nel golfo, ma anche per commemorar­e i caduti durante la Prima Guerra mondiale, come ricorda l’ancora alla base della torre, che la tradizione attribuisc­e all’audace, prima nave della Regia Marina ad attraccare a Trieste quando questa passò all’italia, nel 1918. La torre (70 m, 115 m sul livello del mare) è tra le poche in Italia accessibil­i al pubblico.

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 ??  ?? Canocie in busara (Trieste)
Canocie in busara (Trieste)
 ??  ?? Qui accanto, il Faro della Vittoria, a Trieste, famoso per essere l’icona della Barcolana, storica regata velica che il prossimo ottobre festeggia i 50 anni. Tra i pochi in Italia accessibil­i all’interno, è visitabile gratuitame­nte fino al 4 novembre.
Qui accanto, il Faro della Vittoria, a Trieste, famoso per essere l’icona della Barcolana, storica regata velica che il prossimo ottobre festeggia i 50 anni. Tra i pochi in Italia accessibil­i all’interno, è visitabile gratuitame­nte fino al 4 novembre.

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