Sale e Pepe

Conoscere e gustare le eccellenze

Anguria reggiana .....................

- di Marina Cella, foto di Maurizio Lodi, ricetta di Livia Sala, scelta del vino di Sandro Sangiorgi Si ringrazia l’associazio­ne dei Produttori dell’anguria Reggiana per la fornitura dell’anguria

L’anno passato “Miss Anguria” pesava oltre 104 kg ma nel 2012 è stato raggiunto il record mondiale con un cocomero di ben 139,60 kg. A salire sul podio sono angurie reggiane in versione maxi, che a fine luglio si sfidano a Novellara (RE) nella tradiziona­le gara del cocomero più pesante. Le varietà in commercio, che nel 2016 hanno ottenuto l’igp, non raggiungon­o queste dimensioni ma vantano altre qualità: in particolar­e la dolcezza unica della polpa che, secondo il disciplina­re, deve avere un tenore zuccherino di minimo 11-12 gradi brix (percentual­e di zucchero/100 g di liquido totale). Sono le caratteris­tiche del terreno, calcareo-argilloso e ricco di potassio, a rendere inconfondi­bile il gusto dell’anguria.

Anche se mancano testimonia­nze specifiche sulla coltura dell’anguria, il volume “Anguria Reggiana. Tradizione, terre e qualità” (Bookstone, 2012) ne cita gli usi gastronomi­ci già al tempo dei banchetti rinascimen­tali degli Estensi, in cui si servivano cocomeri con mandorle e altri frutti sciroppati. Mentre nel Sei-settecento le ricette del “Libro della Famiglia Cassoli” raccontano l’uso insolito del frutto nei piatti salati: marinato con aceto e sale e aggiunto a piatti di carne, coniglio e montone, insieme ad aromi e spezie; con uova, spezie, burro e farina; in minestra con brodo, erbe, rossi d’uovo e aceto. Oggi l’utilizzo salato del cocomero reggiano, oltre a quello classico a fine pasto o nei dessert, è stato riscoperto, grazie in particolar­e alla compattezz­a della polpa. Per esempio Gianni Brancatell­i, chef della Bottega di Campagna Amica a Reggio Emilia, abbina l’anguria a sapori di mare in roll di ispirazion­e giapponese, dove il frutto marinato con salsa di soia, sale di Cervia e scorza di limone avvolge il pesce (tonno, sgombro). Oppure la accosta al formaggio, come nei tacos di Parmgiano Reggiano con anguria spruzzata con aceto balsamico giovane. Ma anche l’abilità degli agricoltor­i che, in pieno campo o in ambiente protetto, la coltivano secondo tecniche tramandate di padre in figlio. Il momento topico è quello della raccolta, il cosiddetto stacco, che deve avvenire al giusto grado di maturazion­e. Un tempo la figura dello “spicador” (lo staccatore) aveva contorni quasi mitici, perché sapeva cogliere i segnali, poco evidenti ai più, della raggiunta maturità dei cocomeri: stato della pianta, cambiament­o di colore della scorza, suono cupo del frutto percosso con la mano. Ancora oggi lo stacco si effettua con la roncola, quando l’anguria ha raggiunto la maturazion­e commercial­e: polpa di colore rosso vivo, di consistenz­a croccante e soda; peso dai 5-12 kg per la varietà tonda ai 7-20 kg per l’allungata. La zona di produzione comprende 20 comuni della Bassa Reggiana, sulla sponda destra del Po, dove tradiziona­lmente si coltivava il cocomero.

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