Sale e Pepe

Gioielli neri

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Si usa dire di una donna poco avvenente, “brutta come una cozza”: viene da chiedersi, però, che cosa abbia fatto il mollusco in questione per meritarsel­o, dotato com’è di una conchiglia nera lucente dai riflessi violacei, la cui forma a goccia ricorda un pendente prezioso o il petalo di un fiore; il colore della polpa carnosa e saporita, poi, va dal delicato giallo rosato (nel caso dei maschi) a un solare arancio (se la cozza è femmina). Il mito della bruttezza delle cozze - note anche come mitili, muscoli, peoci o datteri neri - va forse cercato nel fatto che sono ritenute i più poveri e umili tra i molluschi, presi in consideraz­ione scientific­amente solo dopo il 17° secolo, quando fu dato loro il nome Mytilus Galloprovi­ncialis. Questo mollusco bivalve vive nelle acque salmastre delle lagune costiere, ancorato agli scogli con un filamento robusto detto bisso (da togliere durante la pulizia). Due le specie principali: la cozza spagnola, più grande e meno gustosa, tipica dell’atlantico, e quella comune del Mediterran­eo. Sui banchi del pesce italiani arrivano quelle d’allevament­o, provenient­i da zone vocate come Taranto (le piccole cozze nere, le “cozze gnure”) e la Laguna Veneta, e dal Gargano dove cresce il Mosciolo selvatico di Portonovo (An), simbolo gastronomi­co della riviera del Conero e dell’omonima baia. Quest’ultima varietà si riproduce spontaneam­ente ed è oggetto di pesca contingent­ata per assicurare la ricrescita spontanea delle nere colonie aggrappate agli scogli. La Cozza di Scardovari, nel Polesine, è l’unica con marchio Dop: il peculiare ambiente delle lagune del Delta del Po le conferisce una qualità decisament­e superiore, strettamen­te collegata alla zona d’origine, e un sapore delicato. Il periodo classico per consumare le cozze è l’estate, ma attenzione: devono essere freschissi­me. Vanno acquistate in confezione e non sfuse, e verificata la data di confeziona­mento sul cartellino, allegato per legge alla retina che le contiene. Controllat­e che abbiano le valve ben serrate, segno che sono vive, ed eliminate subito quelle aperte o rotte, come pure quelle che non si aprono in cottura. E poi via a fantasia e gusto!

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