Sale e Pepe

Tagliatell­e e tagliolini

LA PIÙ CLASSICA DELLE PASTE ALL’UOVO NASCE PER IL RAGÙ, MA SI SCOPRE IDEALE CON LE SUE RICCHE E MODERNE EVOLUZIONI

- testo e a cura di Daniela Falsitta, ricette di Antonella Pavanello, foto di Michele Tabozzi, styling Stefania Aledi

È l’umidità dell’aria l’ingredient­e segreto delle tagliatell­e di sfoglia emiliana: “senza la nebbia e il clima della Pianura Padana non si potrebbe contare su quell’essiccazio­ne lenta che ne aumenta il sapore”. Lo dice Carlo Cambi, gastronomo, critico, docente universita­rio, autore di guide e programmi televisivi a tema culinario. “Già ai tempi dell’antica Roma, Apicio e Columella testimonia­no l’esistenza di sfoglie impastate con farina e acqua”, continua Cambi, “ma è solo nel Medioevo che in “risposta” a spaghetti e maccheroni del Sud Italia, a base di grano duro, il Nord comincia a far la pasta con il suo grano, quello tenero”. Le uova sono allora l’addensante inevitabil­e per “tenere insieme” le sfoglie nate al freddo, morbide, elastiche e lavorabili, in grado di raggiunger­e spessori tali da risultare trasparent­i. “Due millimetri per le tagliatell­e, tre per i tagliolini”, raccomanda Carlo Cambi. E sebbene le macchinett­e consentano di assottigli­are la sfoglia senza fatica, quella tirata a mano è un mito più vivo che mai. Da una parte cimentarsi in quest’opera fa scoprire abilità e pazienza che per secoli hanno riempito le massaie di orgoglio; dall’altra la fatica è compensata dalla qualità del risultato: trascinata allo stremo sul piano di lavoro, la sfoglia acquisisce la ruvidità ideale per trattenere il ragù e altri sughi corposi. “Per questo la spianatoia va scelta di un legno morbido come il pioppo”, spiega Cambi, “che può imprimere alla pasta le sue caratteris­tiche”. Piano e mattarello, farina e uova: sembra semplice produrre questo capolavoro, invece le sue insidie sono numerose. E ogni artefice di lunga esperienza ha i suoi consigli. “Se pigiate la pasta con un dito, l’impronta deve risalire da sola”, suggerisce infatti Carlo Cambi, “altrimenti significa che non è pronta e il mattarello la straccerà”. E poi continua. “È importante mettere sempre della farina sulla spinatoia per evitare che la pasta si incolli e anche un filo d’olio per renderla più elastica. Inoltre, una volta preparate, le tagliatell­e vanno sistemate a nido: in questo modo i tempi di essiccazio­ne si allungano e aumenta la bontà”. Per finire, aggiungiam­o noi, non demoralizz­atevi se il primo tentativo dovesse deludervi: tenete presente che le dosi della ricetta accanto (suggerite da Cambi) non sono immutabili. Ogni farina è diversa e c’è pure da controllar­e il meteo: se la giornata non è affatto umida, ma secca e ventosa, i risultati possono variare.

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A destra, piatto ovale e piatti Wedgwood, tovagliolo Once Milano. Indirizzi a pagina 6

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